Ah come mi mancherà questo 2013.
Non ho seguito mai le tabelle alla lettera in allenamento.
Non sono mai andato forte in bici.
Non sono mai andato sul podio, come sempre.
Non sono sceso sotto le tre ore alla Marciagranparadiso.
Sono caduto e ho picchiato duro, ma non mi sono rotto (era ora).
Ho lavorato e fatto tante cose nuove, ma ho fatto una fatica bestia a venirne ancora fuori.
Sono stato in Grecia al mare, e ho smesso la bici per un mese dopo anni.
Ho girato nei boschi come sempre.
Ho sciato, pedalato, corso, nuotato, ciaspolato, con amici e famiglia.
Ho fatto troppe gare, e mi sono massacrato letteralmente, che bello.
Non ho avuto drammi, e anche questo era ora.
Sono entrato in un nuovo team dove la mountain bike è la religione e ora ho tanti nuovi amici.
Abbiamo una casa nuova, finalmente, e nel 2014 ci entreremo lo so.
Non c'è proprio niente da chiedere all'Anno Nuovo, solo di continuare quello che sta finendo...
L'immagine più bella? L'ultima ovviamente...
BikerForEver
martedì 31 dicembre 2013
lunedì 23 dicembre 2013
IL PRES
Io e il Pres ci conosciamo da una vita.
E' uno devi vecchi della mountain bike, come me.
Lui è alto e lungo lungo, io sono piccolo e corto.
Anni di gare e battaglie in Liguria e Piemonte, tutti e due sempre a giocarci le nostre carte quando si arriva sul tecnico.
Non ho mai scordato l'ultima salita alla DSB del 2010 con lui a fianco, sotto la grandine e dopo 6 ore durissime, sfiniti, a darci il morale a vicenda per non mollare nemmeno quella volta.
Il Pres si materializza quando meno te lo aspetti sulla Riverosse mentre pedali nei boschi.
Senti un urlo, ti giri e vedi una Jekill nera con su un tipo con le gambe magrissime e infinite, una cuffia di pile verde in testa. Lo incontri e ti investe subito della sua energia, e ti accompagna per un pezzo.
Una volta giù dalla vertical line paura della "filippa" mentre ero col Davò è arrivato come una furia. Abbiamo riso forte e pedalato di nuovo assieme.
A maggio a Bricherasio mentre diluviava come mai, io sono partito e lui ha preferito rinunciare. Mi ha aspettato tutta la gara, e quando sono arrivato fradicio e coperto di fango ma con un sorriso che mi tagliava la faccia, ha riso come al solito di gusto e mi ha detto "ma te sei più pazzo di me!".
Se sono nel Riverosse è molto perchè conoscevo te, Pres. E ora mi sento a casa.
Ho un sogno nascosto, te l'ho detto domenica quando sei apparso giù dal Galletto alto: la 24H a Finale assieme, io, te e magari Giorgio, Denis, chi vuoi. Un team da 4.
A menare come fabbri e a ridere di gusto tutto la notte.
Pensaci bene, le Riverosse a Finale non devono mancare.
Ciao Pres, ci vediamo nei boschi.
BikerForEver
E' uno devi vecchi della mountain bike, come me.
Lui è alto e lungo lungo, io sono piccolo e corto.
Anni di gare e battaglie in Liguria e Piemonte, tutti e due sempre a giocarci le nostre carte quando si arriva sul tecnico.
Non ho mai scordato l'ultima salita alla DSB del 2010 con lui a fianco, sotto la grandine e dopo 6 ore durissime, sfiniti, a darci il morale a vicenda per non mollare nemmeno quella volta.
Il Pres si materializza quando meno te lo aspetti sulla Riverosse mentre pedali nei boschi.
Senti un urlo, ti giri e vedi una Jekill nera con su un tipo con le gambe magrissime e infinite, una cuffia di pile verde in testa. Lo incontri e ti investe subito della sua energia, e ti accompagna per un pezzo.
Una volta giù dalla vertical line paura della "filippa" mentre ero col Davò è arrivato come una furia. Abbiamo riso forte e pedalato di nuovo assieme.
A maggio a Bricherasio mentre diluviava come mai, io sono partito e lui ha preferito rinunciare. Mi ha aspettato tutta la gara, e quando sono arrivato fradicio e coperto di fango ma con un sorriso che mi tagliava la faccia, ha riso come al solito di gusto e mi ha detto "ma te sei più pazzo di me!".
Se sono nel Riverosse è molto perchè conoscevo te, Pres. E ora mi sento a casa.
Ho un sogno nascosto, te l'ho detto domenica quando sei apparso giù dal Galletto alto: la 24H a Finale assieme, io, te e magari Giorgio, Denis, chi vuoi. Un team da 4.
A menare come fabbri e a ridere di gusto tutto la notte.
Pensaci bene, le Riverosse a Finale non devono mancare.
Ciao Pres, ci vediamo nei boschi.
BikerForEver
martedì 10 dicembre 2013
RICCHEZZA E POVERTA'
Sto passando uno degli inverni più sereni di sempre. Sulle mie Prealpi vengono un sacco di amici, e si pedala sempre con gente di buona gamba.
Domenica eravamo addirittura in 18 alle otto e mezza del mattino a quattro gradi sotto zero, in attesa del sole che poi scalda sempre la schiena mentre arrampichi sulla terra rossa. E ho visto le accelerazioni in salita di gente come Carmelo e Badi, e mi son dovuto ricordare della pochezza delle mie gambe.
Poi in discesa senza essere un fenomeno riesco a difendermi, ma quando serve la potenza son dolori, come sempre.
Siamo rimasti in pochi lontani dal ciclocross. Io proprio non ne voglio sapere, e gli amici storici, ormai lontanissimi nelle loro scelte, mi dicono che sono troppo ricco per uno sport dei poveri. E io non l'ho presa come una offesa, anzi, se sono ricco ne sono felice. Di più, se sono ricco perchè biker sono ancora più felice!
Non è tempo per me di agonismo, a me piace lottare quando non si gela. E se proprio voglio farlo, preferisco gelare sulla neve.
Ma poi tornerà la bella stagione, e io mi sono già iscritto al Sella Ronda Hero, alla Coppa Liguria e alla Transpyr 2014. In Spagna sarò per 7 lunghissime tappe con Roby, e non vedo l'ora che arrivi quel momento. Allenarmi con lui è un lavoro lungo di affinamento, sono sicuro che porterà la sicurezza che l'anno passato mi mancava.
E poi in Liguria quest'anno non sarò l'unico delle Riverosse, e la tecnica affinata sui nostri sentieri sono sicuro ci permetterà di divertirci alla grande.
Sono anche arrivato a correre 10 km a piedi al ritmo che volevo, ma ormai io annuso già qualcosa nell'aria che mi sta riportando verso il mare...
BikerForEver
Domenica eravamo addirittura in 18 alle otto e mezza del mattino a quattro gradi sotto zero, in attesa del sole che poi scalda sempre la schiena mentre arrampichi sulla terra rossa. E ho visto le accelerazioni in salita di gente come Carmelo e Badi, e mi son dovuto ricordare della pochezza delle mie gambe.
Poi in discesa senza essere un fenomeno riesco a difendermi, ma quando serve la potenza son dolori, come sempre.
Siamo rimasti in pochi lontani dal ciclocross. Io proprio non ne voglio sapere, e gli amici storici, ormai lontanissimi nelle loro scelte, mi dicono che sono troppo ricco per uno sport dei poveri. E io non l'ho presa come una offesa, anzi, se sono ricco ne sono felice. Di più, se sono ricco perchè biker sono ancora più felice!
Non è tempo per me di agonismo, a me piace lottare quando non si gela. E se proprio voglio farlo, preferisco gelare sulla neve.
Ma poi tornerà la bella stagione, e io mi sono già iscritto al Sella Ronda Hero, alla Coppa Liguria e alla Transpyr 2014. In Spagna sarò per 7 lunghissime tappe con Roby, e non vedo l'ora che arrivi quel momento. Allenarmi con lui è un lavoro lungo di affinamento, sono sicuro che porterà la sicurezza che l'anno passato mi mancava.
E poi in Liguria quest'anno non sarò l'unico delle Riverosse, e la tecnica affinata sui nostri sentieri sono sicuro ci permetterà di divertirci alla grande.
Sono anche arrivato a correre 10 km a piedi al ritmo che volevo, ma ormai io annuso già qualcosa nell'aria che mi sta riportando verso il mare...
BikerForEver
mercoledì 27 novembre 2013
L'INVERNO
Il freddo è arrivato di colpo. Sembrava primavera fino ad una settimana fa, e poi da un giorno all'altro neve e temperature polari.
Io continuo senza pensare, lontanissimo dall'agonismo, spesso con amici vecchi e nuovi. Quasi sempre sono con Roby Davò, che se te lo tieni davanti (e riesci a non farti staccare) hai sempre qualcosa da imparare. Si fa tanta salita e tanta tecnica in discesa, nuovi sentieri sulle Riverosse sono apparsi e definirli tecnici è abbastanza riduttivo.
Simpaticamente pedalo spesso con gente di Milano sui miei sentieri, e mi piace: tutta gente che ha la MTB nell'anima e che non si è fatta prendere dalla moda, da altre discipline. Biker come me, come Claudio, Alessandro, Paolo e così via.
Siccome ho inserito qualche seduta sullo spinning e continuo a correre a piedi, oggi mentre pedalavo sotto un sole pazzesco ma freddissimo a Roasio, mi sono trovato un pò stanco. Ma conta pochissimo, perchè sono 20 anni che passo per questi sentieri e ogni volta che alzo gli occhi non smetto di emozionarmi. Lo so, sono nato in pianura, ma io in quei boschi mi sento proprio a casa, li sento come la mia terra.
Erano parecchie settimane che non pedalavo da solo, e forse mi ci voleva anche. Ma spero presto di tornare in compagnia, perchè l'inverno da soli appare troppo lungo.
Fra un pò sarà l'ora degli sci, da fondo e da discesa, e sarà il momento perfetto per il relax.
BikerForEver
Io continuo senza pensare, lontanissimo dall'agonismo, spesso con amici vecchi e nuovi. Quasi sempre sono con Roby Davò, che se te lo tieni davanti (e riesci a non farti staccare) hai sempre qualcosa da imparare. Si fa tanta salita e tanta tecnica in discesa, nuovi sentieri sulle Riverosse sono apparsi e definirli tecnici è abbastanza riduttivo.
Simpaticamente pedalo spesso con gente di Milano sui miei sentieri, e mi piace: tutta gente che ha la MTB nell'anima e che non si è fatta prendere dalla moda, da altre discipline. Biker come me, come Claudio, Alessandro, Paolo e così via.
Siccome ho inserito qualche seduta sullo spinning e continuo a correre a piedi, oggi mentre pedalavo sotto un sole pazzesco ma freddissimo a Roasio, mi sono trovato un pò stanco. Ma conta pochissimo, perchè sono 20 anni che passo per questi sentieri e ogni volta che alzo gli occhi non smetto di emozionarmi. Lo so, sono nato in pianura, ma io in quei boschi mi sento proprio a casa, li sento come la mia terra.
Erano parecchie settimane che non pedalavo da solo, e forse mi ci voleva anche. Ma spero presto di tornare in compagnia, perchè l'inverno da soli appare troppo lungo.
Fra un pò sarà l'ora degli sci, da fondo e da discesa, e sarà il momento perfetto per il relax.
BikerForEver
domenica 10 novembre 2013
L'ESSERE POLIEDRICO
Corro e pedalo. Pedalo e corro.
MTB un giorno, running quello dopo. Non esagero con i carichi, e passo il tempo tranquillo. E fra un pò inizierò anche con lo sci di fondo e quello di discesa.
Corro da solo, pedalo con gli amici. Lunghi giri su a Roasio, sulle Riverosse, come ieri in compagnia di Roby, Albi e Paolo. Più di 3 ore sui sentieri più tecnici, un clima meraviglioso e l'autunno che ti colora tutto.
E oggi sugli argini con le Hoka, a fare il mio giro di running.
Non vado forte, non ho i cambi di ritmo, non posso spingere come mi ricordo di aver fatto tante volte in salita. Ho deciso di attendere questa volta, di non iniziare subito le mie massacranti tabelle, ma di lavorare su altri aspetti. La primavera è lontana, e ho le idee ben chiare in testa.
Come sempre decido io e solo io saprò se ho fatto bene. Arriverà il tempo delle ripetute, delle SFR e dei Power. Ma intanto costruisco la mia parte podistica, piano piano.
Nei pochi momenti di noia, guardo le foto di questi anni passati a correre con le mie amate bici: dalla Cannondale alla Eldorado, dalla Niner alla Focus. Guardo e vedo quanta strada ho fatto, quanta tenacia ho messo nelle cose più dure, dalla Sardegna alla Transalp, dalla Hero all'Altavia. E ora sembra impossibile tornare a quella forza, ma poi piano piano lo so, dentro, che ripartirò per altre nuove vie.
Ma quello che mi manca è quella scioltezza, quella naturale propensione agonistica del 2012, quando con Loca si lottava fianco fianco in gara.
L'obiettivo è solo uno, tornare ad avere quello sguardo, quegli occhi. La sfida è riuscirci.
MTB un giorno, running quello dopo. Non esagero con i carichi, e passo il tempo tranquillo. E fra un pò inizierò anche con lo sci di fondo e quello di discesa.
Corro da solo, pedalo con gli amici. Lunghi giri su a Roasio, sulle Riverosse, come ieri in compagnia di Roby, Albi e Paolo. Più di 3 ore sui sentieri più tecnici, un clima meraviglioso e l'autunno che ti colora tutto.
E oggi sugli argini con le Hoka, a fare il mio giro di running.
Non vado forte, non ho i cambi di ritmo, non posso spingere come mi ricordo di aver fatto tante volte in salita. Ho deciso di attendere questa volta, di non iniziare subito le mie massacranti tabelle, ma di lavorare su altri aspetti. La primavera è lontana, e ho le idee ben chiare in testa.
Come sempre decido io e solo io saprò se ho fatto bene. Arriverà il tempo delle ripetute, delle SFR e dei Power. Ma intanto costruisco la mia parte podistica, piano piano.
Nei pochi momenti di noia, guardo le foto di questi anni passati a correre con le mie amate bici: dalla Cannondale alla Eldorado, dalla Niner alla Focus. Guardo e vedo quanta strada ho fatto, quanta tenacia ho messo nelle cose più dure, dalla Sardegna alla Transalp, dalla Hero all'Altavia. E ora sembra impossibile tornare a quella forza, ma poi piano piano lo so, dentro, che ripartirò per altre nuove vie.
Ma quello che mi manca è quella scioltezza, quella naturale propensione agonistica del 2012, quando con Loca si lottava fianco fianco in gara.
L'obiettivo è solo uno, tornare ad avere quello sguardo, quegli occhi. La sfida è riuscirci.
lunedì 28 ottobre 2013
LE PORTE
Tra oggi e domani chiudiamo una porta che era li aperta da 14 anni.
Siamo venuti per la prima volta nella nostra casa di Beaulieu nell'estate del '99, dopo due mesi doveva nascere Michela, la nostra primogenita.
Non siamo mai venuti spesso, ma almeno una volta l'anno, a Pasqua, si scendeva qua, per nascondere le uova di cioccolato nel giardino e far la caccia al tesoro ai bambini. Che oramai sono ragazzi.
In mezzo tanti ricordi, tante cose fatte, tante emozioni con la famiglia. E anche tante pedalate, su queste strade che ormai conosco a menadito, dal Col de la Madone al Col de Braus, da Peille a L'Escarene. Ho sempre trovato e messo a punto la mia poca forma atletica con i primi lunghi su queste montagne a picco sul mare, nel tentativo di uscire un pò dal traffico assurdo e congestionato della Cote d'Azur, e in specie qui attaccati a Montecarlo.
La casa era molto più vissuta da mio padre e mia madre, più che da me, mia moglie e i miei figli. Eppure 14 anni sono tanti e i ricordi si formano.
Oggi sono uscito, dopo aver fatto montagne di scatoloni, due ore su strada al sole caldo di questo strano fine ottobre, salendo come sempre su a La Turbie e al Colle d'Eze. Sono stanco però non volevo rinunciare a questo ultimo giro sulla Costa.
Domani se trovo 1 ora esco a correre fino a Cap Ferrat, poi partirò chiudendo per l'ultima volta la porta di casa e consegnando a chi verrà qui dopo di me le chiavi, davanti a uno squallido notaio nizzardo.
Quando si chiude una porta, come ha scritto giustamente Barbara, se ne apre sempre un'altra. E nuovi ricordi arriveranno, nuove abitudini, nuove giornate di sole e di mare, in qualche altro luogo del mondo. E il ricordo di Beaulieu piano piano scolorirà e andrà a prendere un piccolo posto in noi.
Sono, siamo coscienti che è un'opportunità e non una sconfitta, ma almeno stasera un pò di malinconia non può togliermela niente e nessuno.
Adieu Cote d'Azur.
Biker For Ever
Siamo venuti per la prima volta nella nostra casa di Beaulieu nell'estate del '99, dopo due mesi doveva nascere Michela, la nostra primogenita.
Non siamo mai venuti spesso, ma almeno una volta l'anno, a Pasqua, si scendeva qua, per nascondere le uova di cioccolato nel giardino e far la caccia al tesoro ai bambini. Che oramai sono ragazzi.
In mezzo tanti ricordi, tante cose fatte, tante emozioni con la famiglia. E anche tante pedalate, su queste strade che ormai conosco a menadito, dal Col de la Madone al Col de Braus, da Peille a L'Escarene. Ho sempre trovato e messo a punto la mia poca forma atletica con i primi lunghi su queste montagne a picco sul mare, nel tentativo di uscire un pò dal traffico assurdo e congestionato della Cote d'Azur, e in specie qui attaccati a Montecarlo.
La casa era molto più vissuta da mio padre e mia madre, più che da me, mia moglie e i miei figli. Eppure 14 anni sono tanti e i ricordi si formano.
Oggi sono uscito, dopo aver fatto montagne di scatoloni, due ore su strada al sole caldo di questo strano fine ottobre, salendo come sempre su a La Turbie e al Colle d'Eze. Sono stanco però non volevo rinunciare a questo ultimo giro sulla Costa.
Domani se trovo 1 ora esco a correre fino a Cap Ferrat, poi partirò chiudendo per l'ultima volta la porta di casa e consegnando a chi verrà qui dopo di me le chiavi, davanti a uno squallido notaio nizzardo.
Quando si chiude una porta, come ha scritto giustamente Barbara, se ne apre sempre un'altra. E nuovi ricordi arriveranno, nuove abitudini, nuove giornate di sole e di mare, in qualche altro luogo del mondo. E il ricordo di Beaulieu piano piano scolorirà e andrà a prendere un piccolo posto in noi.
Sono, siamo coscienti che è un'opportunità e non una sconfitta, ma almeno stasera un pò di malinconia non può togliermela niente e nessuno.
Adieu Cote d'Azur.
Biker For Ever
lunedì 21 ottobre 2013
LA PRIMA VOLTA
E' ancora buio quando suona la sveglia. Correre d'inverno la mattina presto è faticoso. E' domenica e la voglia di girarmi nel letto e continuare a dormire è forte.
Dai mi alzo, colazione e sono in macchina, musica e si va. Mi trovo con gli altri della squadra e andiamo a Brinzio, arrivando anche un pò tirati per riuscire a fare tutto.
Corrado, Flavio, Marco e Roberto faranno la corsa a staffetta, io provo il duathlon individuale. Non ho mai corso a piedi contro qualcuno, è bello provare qualcosa di nuovo.
Mi scaldo un attimo, tanto penso andranno in griglia all'ultimo, mi giro e son già tutti li schierati. Ma non era un ambiente rilassato questo??
Si parte in mtb come pazzi, io non sono abituato a cx e xc, e faccio il lancio in coda. Prima mini discesa e trovo un tizio agonizzante in terra, tutti che gridano. Saprò poi che è Zanasca che si è massacrato il bacino (poveretto, auguroni so che vuol dire). Mi viene un groppo in gola e il primo giro non riesco a spingere.
Poi mi passa e recupero, ma qui è l'opposto di quello che so fare in mtb: un circuito di 4,5 km con 80+, tutto da menare a ben oltre 20 di media.
Arrivo al cambio, pioviggina. Poso la bici, tolgo scarpe, casco occhiali e guanti, mi infilo le Hoka, acchiappo il cappellino e inizio a correre. Sensazioni immediate pessime: mi sento lentissimo e goffo, e cominciano a passarmi podisti che sembrano volare.
Come sempre i primi 10 minuti sono i peggiori, poi le cose migliorano. In un tratto a doppio senso incrocio Corrado e anche Edo (che piacere rivedere gli amici), e so che verranno a prendermi.
A circa 1 km dalla fine, vedo con la coda dell'occhio Corrado dietro, mi ha recuperato 6 minuti in 8 chilometri, che bravo che è rispetto a me a piedi. Facciamo gli ultimi 5 minuti assieme, uscendo dal bosco e correndo nel prato. Arriviamo al traguardo mano nella mano, capisce il mio momento di emozione per la prima volta, e sta con me. Grazie.
Sorrido felice, sono riuscito ad arrivare. Correre a piedi per me è durissima, dovrei ricordarmi più spesso che fisiologicamente non potrei più farlo. Ho caviglia, tibia, e soprattutto femore destri fratturati, e una bella percentuale di invalidità. Il piede è intra ruotato, e sono tutto fuori asse nelle corsa. Per questo mi si infiammano caviglie e ginocchia.
Ma quanto è gustoso fare ciò che non potresti fare?
Grazie alla parte a pedali, sono 14esimo su 44 individuali, roba da leccarsi le dita.
Il ghiaccio è rotto, vediamo se non mi rompo qualche osso e si continua.
Biker&Runner
Dai mi alzo, colazione e sono in macchina, musica e si va. Mi trovo con gli altri della squadra e andiamo a Brinzio, arrivando anche un pò tirati per riuscire a fare tutto.
Corrado, Flavio, Marco e Roberto faranno la corsa a staffetta, io provo il duathlon individuale. Non ho mai corso a piedi contro qualcuno, è bello provare qualcosa di nuovo.
Mi scaldo un attimo, tanto penso andranno in griglia all'ultimo, mi giro e son già tutti li schierati. Ma non era un ambiente rilassato questo??
Si parte in mtb come pazzi, io non sono abituato a cx e xc, e faccio il lancio in coda. Prima mini discesa e trovo un tizio agonizzante in terra, tutti che gridano. Saprò poi che è Zanasca che si è massacrato il bacino (poveretto, auguroni so che vuol dire). Mi viene un groppo in gola e il primo giro non riesco a spingere.
Poi mi passa e recupero, ma qui è l'opposto di quello che so fare in mtb: un circuito di 4,5 km con 80+, tutto da menare a ben oltre 20 di media.
Arrivo al cambio, pioviggina. Poso la bici, tolgo scarpe, casco occhiali e guanti, mi infilo le Hoka, acchiappo il cappellino e inizio a correre. Sensazioni immediate pessime: mi sento lentissimo e goffo, e cominciano a passarmi podisti che sembrano volare.
Come sempre i primi 10 minuti sono i peggiori, poi le cose migliorano. In un tratto a doppio senso incrocio Corrado e anche Edo (che piacere rivedere gli amici), e so che verranno a prendermi.
A circa 1 km dalla fine, vedo con la coda dell'occhio Corrado dietro, mi ha recuperato 6 minuti in 8 chilometri, che bravo che è rispetto a me a piedi. Facciamo gli ultimi 5 minuti assieme, uscendo dal bosco e correndo nel prato. Arriviamo al traguardo mano nella mano, capisce il mio momento di emozione per la prima volta, e sta con me. Grazie.
Sorrido felice, sono riuscito ad arrivare. Correre a piedi per me è durissima, dovrei ricordarmi più spesso che fisiologicamente non potrei più farlo. Ho caviglia, tibia, e soprattutto femore destri fratturati, e una bella percentuale di invalidità. Il piede è intra ruotato, e sono tutto fuori asse nelle corsa. Per questo mi si infiammano caviglie e ginocchia.
Ma quanto è gustoso fare ciò che non potresti fare?
Grazie alla parte a pedali, sono 14esimo su 44 individuali, roba da leccarsi le dita.
Il ghiaccio è rotto, vediamo se non mi rompo qualche osso e si continua.
Biker&Runner
lunedì 14 ottobre 2013
GIORNATE SPECIALI
Esistono. Spesso credi che nulla funzioni, che tutto vada storto, ma poi ti accorgi che le giornate speciali esistono, anche quando meno te lo aspetti.
Ieri alla Pedalata Ecologica, vicino a Curino, con tutto il Team Riverosse all'appello, sono stato bene. Meravigliosamente bene.
Allegria e semplicità, tante persone che ti accolgono senza se e senza ma, un percorso che meriterebbe ben altra risonanza, bellissimo e tecnico, oltre che piacevolmente umido e viscido.
Ho spinto per provare a vedere se il ginocchio teneva, ma soprattutto mi sono divertito. Proprio divertito.
Siete troppi per nominarvi tutti, ma Grazie davvero per tutto.
Da oggi torno a correre a piedi, vediamo se me la cavo.
BikerForEver
Ieri alla Pedalata Ecologica, vicino a Curino, con tutto il Team Riverosse all'appello, sono stato bene. Meravigliosamente bene.
Allegria e semplicità, tante persone che ti accolgono senza se e senza ma, un percorso che meriterebbe ben altra risonanza, bellissimo e tecnico, oltre che piacevolmente umido e viscido.
Ho spinto per provare a vedere se il ginocchio teneva, ma soprattutto mi sono divertito. Proprio divertito.
Siete troppi per nominarvi tutti, ma Grazie davvero per tutto.
Da oggi torno a correre a piedi, vediamo se me la cavo.
BikerForEver
domenica 29 settembre 2013
THE FIRST TIME
Porto il mio Franci al corso dei ragazzi a Brusnengo.
Pantaloncini grigi, maglia finisher rosa della Roc, calzini da running, le Hoka ai piedi, gli Oakley che uso in mtb. Lo saluto e parto dal parco arcobaleno. Il Polar fa bip.
Salgo il Galletto, che ho sceso mille volte in bici. Mi viene su il pranzo, sono in affanno, guardo sono 9 minuti. Non posso crederci, N O V E minuti e sono cotto. Vabbè che ieri ho provato la Prevostura a oltre 140 bpm di media, ma dai non è possibile.
Me ne frego e continuo a correre in salita, con la testa che gira.
Si aprono i panorami, il lago delle Piane e il bosco ancora ricco in questo inizio autunno. Smetto di pensare e corro e basta. Nei tratti ripidissimi con le scalette di legno cammino, son pur sempre un neofita. Ma le gambe pian piano diventano leggere, sempre più leggere.
Non è come nelle foto, che ho fatto 3 settimane fa. Oggi non ho nulla con me e ci sono le nuvole e l'afa. Passo il Gallo del castello, e continuo a salire, vedo un altro che corre su in alto, mi si chiude la vena e fuorisoglia arrivo a prenderlo. Dai Fabri, sei sempre il solito idiota, tutto bene.
Continuo a salire, mi sembra di volare, e dopo 55 minuti sono in cima a Soprana, al parco giochi da cui iniziano i sentieri. Respiro per 10 secondi sentendo dentro la vita e mi butto a scendere. Il sentiero è molto distrutto dalle piogge estive, anche in MTB qua è dura scendere e a piedi è anche peggio. Non credevo, il trailing in discesa è per specialisti, come la bici.
Cominciano i dolori, trovo altri due e li saluto, guardo e siamo a un'ora e un quarto, io che in fondo sono il principiante dei principianti sto esagerando, lo so, ma non ci penso.
Inciampo e cado, mi rialzo continuo a correre giù prendendo infinite storte, spesso non c'è spazio per nemmeno un piede.
Continuo con gli occhi sul sentiero e a tratti sul panorama. Mi sembra di volare, la sensazione è inebriante.
Arrivo alla macchina che Franci con gli altri è già tornato. Sono passati un'ora e 45, sono sudato fradicio e stravolto. Guardo il cardio, 580+. Sorrido, sono felice.
Mangio un pezzo di torta con lui, che si è divertito un sacco come sempre e torniamo a casa in macchina.
Siamo felici, questi posti sono e restano magici.
Il ghiaccio è rotto, e anche un pò le mie ginocchia. Impareremo, non c'è fretta, ho solo 47 anni.
Biker&Runner
Pantaloncini grigi, maglia finisher rosa della Roc, calzini da running, le Hoka ai piedi, gli Oakley che uso in mtb. Lo saluto e parto dal parco arcobaleno. Il Polar fa bip.
Salgo il Galletto, che ho sceso mille volte in bici. Mi viene su il pranzo, sono in affanno, guardo sono 9 minuti. Non posso crederci, N O V E minuti e sono cotto. Vabbè che ieri ho provato la Prevostura a oltre 140 bpm di media, ma dai non è possibile.
Me ne frego e continuo a correre in salita, con la testa che gira.
Si aprono i panorami, il lago delle Piane e il bosco ancora ricco in questo inizio autunno. Smetto di pensare e corro e basta. Nei tratti ripidissimi con le scalette di legno cammino, son pur sempre un neofita. Ma le gambe pian piano diventano leggere, sempre più leggere.
Non è come nelle foto, che ho fatto 3 settimane fa. Oggi non ho nulla con me e ci sono le nuvole e l'afa. Passo il Gallo del castello, e continuo a salire, vedo un altro che corre su in alto, mi si chiude la vena e fuorisoglia arrivo a prenderlo. Dai Fabri, sei sempre il solito idiota, tutto bene.
Continuo a salire, mi sembra di volare, e dopo 55 minuti sono in cima a Soprana, al parco giochi da cui iniziano i sentieri. Respiro per 10 secondi sentendo dentro la vita e mi butto a scendere. Il sentiero è molto distrutto dalle piogge estive, anche in MTB qua è dura scendere e a piedi è anche peggio. Non credevo, il trailing in discesa è per specialisti, come la bici.
Cominciano i dolori, trovo altri due e li saluto, guardo e siamo a un'ora e un quarto, io che in fondo sono il principiante dei principianti sto esagerando, lo so, ma non ci penso.
Inciampo e cado, mi rialzo continuo a correre giù prendendo infinite storte, spesso non c'è spazio per nemmeno un piede.
Continuo con gli occhi sul sentiero e a tratti sul panorama. Mi sembra di volare, la sensazione è inebriante.
Arrivo alla macchina che Franci con gli altri è già tornato. Sono passati un'ora e 45, sono sudato fradicio e stravolto. Guardo il cardio, 580+. Sorrido, sono felice.
Mangio un pezzo di torta con lui, che si è divertito un sacco come sempre e torniamo a casa in macchina.
Siamo felici, questi posti sono e restano magici.
Il ghiaccio è rotto, e anche un pò le mie ginocchia. Impareremo, non c'è fretta, ho solo 47 anni.
Biker&Runner
lunedì 23 settembre 2013
UN ANNO DOPO
E' passato un anno.
Dodici mesi fa esatti ritornavo a correre in MTB alla Collombardo, 4 mesi e mezzo dopo essermi distrutto il femore destro. Ieri sono tornato a correrla.
In mezzo un mare di gare: xc, granfondo, marathon, corse a tappe.
Sono andato con Roby Davò e Manuel, il piacere migliore di queste trasferte: passare delle ore con le persone amiche.
Il percorso sempre bellissimo, salita dura e lunga, discesa interminabile e molto tecnica e impegnativa. Per un'ora e qualcosa sono salito pensando di andare bene, poi come al solito sono calato e ho perso una trentina di posizioni. E come al solito sono sceso alla morte, e nonostante questo mi hanno superato e sverniciato.
Alla fine ero contento e divertito, sforzo massimo per circa due ore e tre quarti, ritmo che se ti alleni te lo sogni.
Impossibile non cercare confronti con un anno fa. Ma anche se ci ho messo 10 minuti in meno, la sostanza è la stessa: il mio livello è questo, agonisticamente non centro un cazzo. Mi diverto ancora, meno male, altrimenti non avrebbe senso. In ogni caso, quattro mesi dopo l'inferno andavo già più o meno come posso andare adesso dopo sedici mesi, ovvero in fondo avevo recuperato in fretta, ma non sono capace ad andare oltre questo passo. Stop.
Peso qualche chilo in più, sono vestito diverso e ho un'altra bici: per fare la stessa cosa nello stesso tempo, mi viene proprio da ridere....
BikerForEver
Dodici mesi fa esatti ritornavo a correre in MTB alla Collombardo, 4 mesi e mezzo dopo essermi distrutto il femore destro. Ieri sono tornato a correrla.
In mezzo un mare di gare: xc, granfondo, marathon, corse a tappe.
Sono andato con Roby Davò e Manuel, il piacere migliore di queste trasferte: passare delle ore con le persone amiche.
Il percorso sempre bellissimo, salita dura e lunga, discesa interminabile e molto tecnica e impegnativa. Per un'ora e qualcosa sono salito pensando di andare bene, poi come al solito sono calato e ho perso una trentina di posizioni. E come al solito sono sceso alla morte, e nonostante questo mi hanno superato e sverniciato.
Alla fine ero contento e divertito, sforzo massimo per circa due ore e tre quarti, ritmo che se ti alleni te lo sogni.
Impossibile non cercare confronti con un anno fa. Ma anche se ci ho messo 10 minuti in meno, la sostanza è la stessa: il mio livello è questo, agonisticamente non centro un cazzo. Mi diverto ancora, meno male, altrimenti non avrebbe senso. In ogni caso, quattro mesi dopo l'inferno andavo già più o meno come posso andare adesso dopo sedici mesi, ovvero in fondo avevo recuperato in fretta, ma non sono capace ad andare oltre questo passo. Stop.
Peso qualche chilo in più, sono vestito diverso e ho un'altra bici: per fare la stessa cosa nello stesso tempo, mi viene proprio da ridere....
BikerForEver
lunedì 16 settembre 2013
LA GRANDE TRAVERSEE
L'ultimo giro in alta montagna, la ricerca della nuova via mai fatta prima.
L'idea girava nella mia testa da un pò: partire da Aosta e tornarci attraversando la cresta che sovrasta Pila. Una sola salita, ma eterna, e una sola discesa, infinita.
Riesco a radunare amici di vecchia data, e siamo in cinque: con me vengono su Salva, Roby Davò, Fabri Borella e Piero Colombo, il ragazzino del gruppo con i suoi 26 anni.
Partiamo poco dopo le 9 da Aymavilles, fa fresco ma non ci facciamo molto caso. Saliamo per la sterrata del vecchio Tour du Drinc, prendiamo la via che sale da Ozein dopo oltre un'ora e arriviamo a Pila al sole. Siamo partiti da 600 metri e siamo a 2000.
Attraversiamo questa orribile stazione sciistica e iniziano i prati delle piste da sci, sempre off-road e sempre con rampe più dure. Con le prime crisi (siamo ormai a 2000 di dislivello in una unica soluzione) arriviamo al Couis 1, e si apre davanti a noi la Valle. Da un lato Cogne e i ghiacciai del Gran Paradiso fino alla Grivola, dietro la Valle d'Aosta, dal Bianco al Rosa passando dal Cervino. Uno spettacolo.
Guardiamo avanti e vediamo la nostra meta: il Colle Tsa Séche, e ci separa una lunghissima cresta. Ci mettiamo un'ora, tra corde fisse, passaggi bici in spalla, e sensazioni indescrivibili.
Arriviamo al Colle immersi nella magia di questa cresta senza fine, negli occhi panorami sconfinati, la fatica neanche tanto presente. Mangiamo una barretta e ci prepariamo a tuffarci dai 2815 metri del Tsa Séche nel nulla. Un single track in quota senza fine, che passando dall'Arpisson ci porta sopra a Gimillan e poi attraverso l'amato 3A ad Epinel. Mettiamo le ruote sull'asfalto con il cuore pieno, felici come bambini.
Prendiamo la statale che da Cogne scende ad Aosta in piena euforia, buttandoci come matti e superandoci di continuo. Giochiamo felici, come bambini mai cresciuti.
Risaliamo un pezzo della strada che sale ad Ozein e prendiamo la vecchia discesa finale del Tour du Drinc come se fossimo in gara, tornando ad Aymavilles con scalinata finale ridendo come matti.
Sono passate 6 ore e mezza, siamo saliti sul tetto del mondo e ne sciamo scesi, abbiamo segnato una giornata che non si dimenticherà nei nostri racconti. la grande traversata è fatta, e ne siamo orgogliosi.
Ci siamo orientati grazie alla traccia gps che mi ha dato Yoda (grazie), abbiamo fatto le foto, un film che prima o poi monterò, abbiamo vissuto le emozioni di stare ancora una volta assieme.
Un abbraccio ragazzi, giornate così ti fanno rinascere. E i tre vecchi agonisti alla fine son sempre lì...
BikerForEver
L'idea girava nella mia testa da un pò: partire da Aosta e tornarci attraversando la cresta che sovrasta Pila. Una sola salita, ma eterna, e una sola discesa, infinita.
Riesco a radunare amici di vecchia data, e siamo in cinque: con me vengono su Salva, Roby Davò, Fabri Borella e Piero Colombo, il ragazzino del gruppo con i suoi 26 anni.
Partiamo poco dopo le 9 da Aymavilles, fa fresco ma non ci facciamo molto caso. Saliamo per la sterrata del vecchio Tour du Drinc, prendiamo la via che sale da Ozein dopo oltre un'ora e arriviamo a Pila al sole. Siamo partiti da 600 metri e siamo a 2000.
Attraversiamo questa orribile stazione sciistica e iniziano i prati delle piste da sci, sempre off-road e sempre con rampe più dure. Con le prime crisi (siamo ormai a 2000 di dislivello in una unica soluzione) arriviamo al Couis 1, e si apre davanti a noi la Valle. Da un lato Cogne e i ghiacciai del Gran Paradiso fino alla Grivola, dietro la Valle d'Aosta, dal Bianco al Rosa passando dal Cervino. Uno spettacolo.
Guardiamo avanti e vediamo la nostra meta: il Colle Tsa Séche, e ci separa una lunghissima cresta. Ci mettiamo un'ora, tra corde fisse, passaggi bici in spalla, e sensazioni indescrivibili.
Arriviamo al Colle immersi nella magia di questa cresta senza fine, negli occhi panorami sconfinati, la fatica neanche tanto presente. Mangiamo una barretta e ci prepariamo a tuffarci dai 2815 metri del Tsa Séche nel nulla. Un single track in quota senza fine, che passando dall'Arpisson ci porta sopra a Gimillan e poi attraverso l'amato 3A ad Epinel. Mettiamo le ruote sull'asfalto con il cuore pieno, felici come bambini.
Prendiamo la statale che da Cogne scende ad Aosta in piena euforia, buttandoci come matti e superandoci di continuo. Giochiamo felici, come bambini mai cresciuti.
Risaliamo un pezzo della strada che sale ad Ozein e prendiamo la vecchia discesa finale del Tour du Drinc come se fossimo in gara, tornando ad Aymavilles con scalinata finale ridendo come matti.
Sono passate 6 ore e mezza, siamo saliti sul tetto del mondo e ne sciamo scesi, abbiamo segnato una giornata che non si dimenticherà nei nostri racconti. la grande traversata è fatta, e ne siamo orgogliosi.
Ci siamo orientati grazie alla traccia gps che mi ha dato Yoda (grazie), abbiamo fatto le foto, un film che prima o poi monterò, abbiamo vissuto le emozioni di stare ancora una volta assieme.
Un abbraccio ragazzi, giornate così ti fanno rinascere. E i tre vecchi agonisti alla fine son sempre lì...
BikerForEver
mercoledì 11 settembre 2013
GRAZIE JACK!
E' arrivato il telaio nuovo. Giacomo me lo ha dato oggi, in tempo record. Tutto in garanzia, meditate gente meditate....
Nuovamente BikerForEver
lunedì 9 settembre 2013
L'OTTO SETTEMBRE
Con un telaio rotto e quindi senza MTB non vai molto in giro. Poi però capita che la bici te l'ha data Pepebike e che quindi il buon Giacomo, dopo aver smontato la tua, ti dica "Per le gare che ti rimangono ti do la mia Focus, non ti preoccupare, ti faccio io le misure". Cose che non si dimenticano...
BikerForEver
Così vado a Claviere con Marco Benetel e Roberto Davò, e quando apro il furgone Riverosse vedo lì una Focus Raven 29er grigia perfetta per me.
Fa fresco e vado in griglia con poca voglia, devo dire proprio tra gli ultimi. Dopo la prima durissima salita, trovo la discesa facile, la Fox con perno passante di questa bici mi da una sicurezza inaspettata, e quindi attacco il secondo infinito salitone di ottimo umore e comincio a recuperare, passando pian piano tanta gente che a Cogne mi aveva sverniciato. Certo ormai è impossibile recuperare certe posizioni, ma su nei singletrack in quota mi diverto e continuo a superare finchè "toc", guardo e sono sul cerchio.
Mi fermo, e pian piano, imbranato come sono, cambio camera, gonfio e riparto, ma sento che non tiene e in cima all'ultima salita sono di nuovo sul cerchio e non ho altre camere d'aria con me. Così scendo a passo d'uomo per mezz'ora fino all'arrivo, dove sono veramente tra gli ultimi.
Mentre mi cambio non faccio una piega. Oggi era l'otto settembre, da sempre giorno nerissimo per una strana cabala nella mia esistenza. Un anno fa accompagnavo mio padre nell'ultimo respiro, ora avevo scelto di pensare a lui correndo in montagna, unico posto dove lui stava veramente bene. Forse l'aver dovuto prendermela con tanta calma senza una gomma mi ha persino permesso di assaporare un pò di più quei prati su in quota...
BikerForEver
mercoledì 4 settembre 2013
NUMERI E ROTTURE
Domenica ho rimesso il numero sul manubrio. Su a Cogne, su sentieri che conosco meglio del corridoio di casa. Sole caldo per essere su in Valle, cielo sereno, un percorso perfetto.
La Granparadiso Bike l'ho corsa tante volte, ma questo nuovo percorso lo avevo solo provato. Mi è piaciuta, ora è più dura e tecnica di un tempo, mi sono senza dubbio divertito. Assieme a Salva e a Davò, ho dormito e cenato a casa, tra risate e relax, e corso la domenica senza pressioni.
Gamba vuota, cuore in affanno, atleticamente un disastro. Anche se il risultato potrebbe ingannare, io ho i miei riferimenti e so della mia pochezza. E poi il cambio ha smesso di funzionare dopo un'ora e mezza o giù di lì, proprio quando stavo un pò meglio e stavo recuperando, pace.
Oggi poi sono andato su a Brusnengo per far fare un pò di revisione a Giacomo alla bici. Gliela lascio e come sempre parto per fare un 1000 su strada, dopo nemmeno un'ora mi suona il telefono: "Deh, va bene che tu pedali solo e non fai caso a nulla, ma non la sentivi un pò strana sta Focus?" "Cazzo, non mi dire che ho rotto il telaio!" "Eh sì, il fodero del batticatena".
Ciao ciao Raven, adesso vediamo cosa mi arriva in garanzia....nel frattempo sarà bene che compri ste scarpe da ultra trail, ho come la sensazione che sarò senza MTB per un pò....
giovedì 29 agosto 2013
IL BIVIO
Ho ripreso a pedalare, era ovvio. Un'uscita su strada e otto in MTB, a Cogne. Due volte all'Invernieux, molto giri sotto, di cui due sul nuovo percorso della Granparadiso Bike.
Faccio fatica in salita, troppa. Non posso mai cambiare ritmo e sono sempre in affanno. In discesa va un pò meglio, sono lento come al solito.
Riprenderò a correre, e come sempre pedalerò parecchio. Ma in testa qualcosa non va: non ho la solita voglia, vado quasi per routine. E mi frulla un pensiero alquanto scomodo...
Sono andato già due volte a vedere e provare delle scarpette da trailing. Le Hoka One One, e mi attirano tremendamente. Ci fosse stata la misura sarebbero già in camera. Le undici uscite di corsa in Grecia hanno lasciato il segno, e spero di trovare la forza (e le ginocchia) per iniziare a correre di nuovo.
Con calma, senza fretta, ma se penso ai boschi di Roasio in questo momento non li penso sotto le ruote....
Faccio fatica in salita, troppa. Non posso mai cambiare ritmo e sono sempre in affanno. In discesa va un pò meglio, sono lento come al solito.
Riprenderò a correre, e come sempre pedalerò parecchio. Ma in testa qualcosa non va: non ho la solita voglia, vado quasi per routine. E mi frulla un pensiero alquanto scomodo...
Sono andato già due volte a vedere e provare delle scarpette da trailing. Le Hoka One One, e mi attirano tremendamente. Ci fosse stata la misura sarebbero già in camera. Le undici uscite di corsa in Grecia hanno lasciato il segno, e spero di trovare la forza (e le ginocchia) per iniziare a correre di nuovo.
Con calma, senza fretta, ma se penso ai boschi di Roasio in questo momento non li penso sotto le ruote....
domenica 18 agosto 2013
EFKARISTO'
Vuol dire Grazie. Chi è stato nella sua vita almeno una volta in Grecia lo sa per forza. "Parakalò, efkaristò", per favore, grazie. In continuo, perchè i Greci fanno della cortesia una questione importante.
C'eravamo stati io e Barbara che si era ragazzini, 25 anni avevamo, la moto, la tenda, un viaggio pazzesco di oltre un mese che al ritorno avevo scritto in un racconto che manco so dove sia, ma che finiva dicendo "torneremo in Grecia, prima o poi".
Così ci siamo tornati dopo 22 anni e in 5, visto che nel frattempo la famiglia si è un pò allargata. E nessuna scelta poteva essere più felice.
Volo su Atene, con sbarco alle 15 e al tramonto eravamo già all'Acropoli.
Poi dopo due giorni ad Atene per 10 sull'isola di Paros stando a Naoussa, paese incantato.
Poi dopo altri 10 giorni a Mykonos, stando ad Ano Mera, in alto, lontano dalla "vita", sfidando la diceria che con i figli qui, nel regno della trasgressione, non si può venire.
Poi dopo a Rafina, Mati ed Atene per ritornare in volo a casa.
23 giorni, segnati profondamente in noi.
La Grecia, tutta, dalla Tracia al Peloponneso, da Atene alle infinite isole, è un posto speciale. Ti rapisce, ti prende, ti assorbe, ti lega e non vorresti tornare più.
Perchè ti accolgono con dolcezza, con un mazzetto di fiori sul letto ad esempio, o ti salutano abbracciandoti perchè sei stato loro ospite, magari regalandoti una bottiglia di vino da bere a casa in ricordo del tempo passato assieme.
Perchè non ci sono orari e stress. Fai colazione tardi, mangi all'ora che vuoi dal mattino a notte fonda, è sempre tutto aperto, se vuoi vai a dormire se no puoi stare in giro fino all'alba che c'è sempre qualcuno che si diverte.
Perchè si va in quad e scooter senza casco, oppure se vuoi te lo metti, e posteggi dove vuoi senza l'incubo delle multe, eppure non si creano ingorghi, e dai posteggi esci sempre.
Perchè ognuno è libero, e fa quel che vuole, senza che gli altri lo giudichino o lo guardino. In spiagge meravigliose, stai su materassi da 30 cm o per terra, ci sono bambini e famiglie, ragazzi e ragazze bellissimi, gay per mano, nudisti, gente che se la tira, gente che beve champagne e altri che mangiano il panino preso in panetteria.
Perchè le spiagge sono bellissime, caraibiche, il mare è di cristallo, e i colori lasciano senza parole. E sono pulitissime, perfette.
Perchè le case sono bianche, bianchissime, con le porte e le finestre blu acceso, azzurre, rosse. E piene di fiori, bouganvillee e gelsi, pergolati d'uva, tutto sotto un cielo sempre blu profondo e una luce accecante.
Perchè trovi locali alla moda da paura, ma anche i kafenion con i tavolini sotto il fico in montagna, dove i vecchi bevono ouzo e chiaccherano.
Perchè d'estate c'è sempre il sole e il vento, e così non devi pensare che tempo farà domani. E il caldo non si sente, si sta che è una meraviglia.
Perchè si mangia e si beve benissimo, e i sapori ti entrano dentro e non riesci più a staccartene.
Perchè è la culla della storia, e si sente e si vede in ogni angolo, e ti emoziona anche la linea blu disegnata per terra per 42 km sul percorso fatto dopo la battaglia di Maratona e che ha creato la leggenda.
Perchè chi viene in Grecia poi ci ritorna, è una malattia che entra nel sangue.
Siamo rientrati a casa con il cuore pieno e gonfio di ricordi, tutti quanti, dagli 8 anni della Vale alle mie 47 primavere, negli occhi la luce accecante che non se ne va. Ognuno di noi non smette di pensare al lento e sereno trascorrere del tempo, giorno dopo giorno, senza mai avere un motivo per perdere l'umore rilassato. E si parla tra noi di altre isole da unire con i traghetti, di tornare il prima possibile, di ricominciare il viaggio.
Efkaristò Hellada, torneremo prima o poi....
C'eravamo stati io e Barbara che si era ragazzini, 25 anni avevamo, la moto, la tenda, un viaggio pazzesco di oltre un mese che al ritorno avevo scritto in un racconto che manco so dove sia, ma che finiva dicendo "torneremo in Grecia, prima o poi".
Così ci siamo tornati dopo 22 anni e in 5, visto che nel frattempo la famiglia si è un pò allargata. E nessuna scelta poteva essere più felice.
Volo su Atene, con sbarco alle 15 e al tramonto eravamo già all'Acropoli.
Poi dopo due giorni ad Atene per 10 sull'isola di Paros stando a Naoussa, paese incantato.
Poi dopo altri 10 giorni a Mykonos, stando ad Ano Mera, in alto, lontano dalla "vita", sfidando la diceria che con i figli qui, nel regno della trasgressione, non si può venire.
Poi dopo a Rafina, Mati ed Atene per ritornare in volo a casa.
23 giorni, segnati profondamente in noi.
La Grecia, tutta, dalla Tracia al Peloponneso, da Atene alle infinite isole, è un posto speciale. Ti rapisce, ti prende, ti assorbe, ti lega e non vorresti tornare più.
Perchè ti accolgono con dolcezza, con un mazzetto di fiori sul letto ad esempio, o ti salutano abbracciandoti perchè sei stato loro ospite, magari regalandoti una bottiglia di vino da bere a casa in ricordo del tempo passato assieme.
Perchè non ci sono orari e stress. Fai colazione tardi, mangi all'ora che vuoi dal mattino a notte fonda, è sempre tutto aperto, se vuoi vai a dormire se no puoi stare in giro fino all'alba che c'è sempre qualcuno che si diverte.
Perchè si va in quad e scooter senza casco, oppure se vuoi te lo metti, e posteggi dove vuoi senza l'incubo delle multe, eppure non si creano ingorghi, e dai posteggi esci sempre.
Perchè ognuno è libero, e fa quel che vuole, senza che gli altri lo giudichino o lo guardino. In spiagge meravigliose, stai su materassi da 30 cm o per terra, ci sono bambini e famiglie, ragazzi e ragazze bellissimi, gay per mano, nudisti, gente che se la tira, gente che beve champagne e altri che mangiano il panino preso in panetteria.
Perchè le spiagge sono bellissime, caraibiche, il mare è di cristallo, e i colori lasciano senza parole. E sono pulitissime, perfette.
Perchè le case sono bianche, bianchissime, con le porte e le finestre blu acceso, azzurre, rosse. E piene di fiori, bouganvillee e gelsi, pergolati d'uva, tutto sotto un cielo sempre blu profondo e una luce accecante.
Perchè trovi locali alla moda da paura, ma anche i kafenion con i tavolini sotto il fico in montagna, dove i vecchi bevono ouzo e chiaccherano.
Perchè d'estate c'è sempre il sole e il vento, e così non devi pensare che tempo farà domani. E il caldo non si sente, si sta che è una meraviglia.
Perchè si mangia e si beve benissimo, e i sapori ti entrano dentro e non riesci più a staccartene.
Perchè è la culla della storia, e si sente e si vede in ogni angolo, e ti emoziona anche la linea blu disegnata per terra per 42 km sul percorso fatto dopo la battaglia di Maratona e che ha creato la leggenda.
Perchè chi viene in Grecia poi ci ritorna, è una malattia che entra nel sangue.
Siamo rientrati a casa con il cuore pieno e gonfio di ricordi, tutti quanti, dagli 8 anni della Vale alle mie 47 primavere, negli occhi la luce accecante che non se ne va. Ognuno di noi non smette di pensare al lento e sereno trascorrere del tempo, giorno dopo giorno, senza mai avere un motivo per perdere l'umore rilassato. E si parla tra noi di altre isole da unire con i traghetti, di tornare il prima possibile, di ricominciare il viaggio.
Efkaristò Hellada, torneremo prima o poi....
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