mercoledì 30 maggio 2018

LE SOLITE COSE

Non riesco a stare lontano dall'agonismo, poi lo frequento e ne resto deluso.
La solita litania, questa è quasi una costante.
Gli anni passano, ovviamente le prestazioni calano, ma le mie in modo fastidioso in quanto mi confronto con chi hai i miei anni. E sono sempre un pò più indietro di categoria.

Tre volte sono andato: un XC di federazione e due granfondo, la Monte S.Giorgio nella melma e Bistagno bella asciutta e veloce. Mediocrità spalmata ovunque.

L'unico divertimento è la gestione dei crampi. Se nel cross country non mi vengono perchè è troppo breve, a Piossasco mi hanno massacrato. E dire che avevo fatto il fine stratega sapendo che nel fango sarebbe divenuta infernale: partito piano, ma veramente piano, dopo due ore ho provato a cambiare passo per dover urlare dal male dopo nemmeno mezz'ora. E la corsa è durata poco meno di 4 ore, quindi...

Così prima di Bistagno ho posto la questione crampi su facebook, ne sono usciti ovviamente mille consigli, ho provato a seguirne qualcuno e devo dire che sui Bricchi è andato molto meglio. Quasi tre ore spingendo senza pensare quei pochi watt che ho, ma crampi solo 100 metri prima dell'arrivo, come da tempo non mi capitava. Che i consigli fossero quelli giusti?

Elema non vuole correre in MTB, io corro fiaccamente, non è momento. Ed il paradosso è che mi aspetta a giugno un bel tour de force agonistico cui sono già iscritto.
Vabbeh, farò il turista pensando solo a divertirmi. Tanto quello posso fare.

Come sempre mi mancano le corse a tappe, dove sempre trovo la giusta motivazione. Per poi maledirmi mentre le faccio perchè sono troppo stanco...


BikerForEver



martedì 1 maggio 2018

LA TERRA DI MEZZO

Mari verdi di prati ovunque, onde verdi che ondeggiano spinte dal vento, fiori gialli ai bordi della strada. Sui crinali i cipressi e il rosso scuro dei mattoni dei casali, a volte con muri che paiono fortezze. Fa caldo ma non troppo come ieri, qualche nuvola a velare il cielo rende la nostra Nova Eroica un pò meno soffocante.
La strada sotto le ruote delle nostre bici è bianca e disseminata di una ghiaia sottile, molto meno impegnativa nella guida di quella grossa e cedevole tipica delle nostre zone.
E' la Toscana, la patria della strada bianca, ma anche del grano, dell'ulivo e del vino. Quei panorami dolci e che mettono solo serenità che tanti amano ovunque nel mondo.

Stiamo pedalando già da alcune ore, e la fatica si sta facendo sentire. Io ho già un pò imprecato per il troppo asfalto, per una benedetta vocazione al bitume di questo mondo gravel che io vorrei molto più fuoristradistico, essendo biker nell'animo.
Guardo Elema mentre pedaliamo in questo incanto, lei si volta e mi dice "Gli stradisti sono il male". E lo ripete: "Gli stradisti sono il male". Scoppio a ridere di gusto, la pensiamo sempre nello stesso modo anche se non ci parliamo.




Siamo andati a Buonconvento, poco dopo Siena, molto curiosi e sperando che il Gravel Road Series fosse quello che ancora non è, anche se continuo a sperare che lo sarà. Un evento sull'onda dell'Eroica, una corsa direi leggendaria, purtroppo con pecche gravi e importanti. Mi chiedo spesso come possano cadere in errori così banali a volte gli organizzatori, quasi esistesse un servilismo del mondo ciclistico a cose ormai del passato e che più nessuno vuole.







I posti sono bellissimi, non sono certo io a scoprirli. La formula è nuova e fantastica, un lungo giro gravel con 5 tratti cronometrati da fare a tutta, il resto lo fai al ritmo che vuoi e quindi con gli amici, non hai angosce se buchi, ti fermi ai ristori senza ingozzarti. Queste prove speciali sono di 7/15 km e con il passare del tempo diventano impegnative, ma rendono l'agonismo piacevole e molto meno stressante del solito. Un potenziale quindi enorme, che potrebbe raggruppare migliaia di gravelleur da ogni parte del mondo. In griglia la mattina alle sette e mezzo, un pò assonnati, era bellissimo vedere le bici degli altri, dalle Ritchey alle Niner, dalle One-O-One alle Bergamont, passando da mille altri marchi famosi o sconosciuti, un mondo nuovo, davvero diverso.

Gli errori tanti, anche troppi. Aprire la Nova Eroica agli stradisti rende il confronto agonistico impari (su queste strade toscane si va troppo forte per non penalizzare un mezzo gravel), ma vuole anche dire avere i soliti stradisti invasati che devono andare a tutta anche fuori dai pezzi cronometrati (ma perchè non escono mai dal tunnel delle loro granfondo?) e un percorso con troppo asfalto, anche nelle prove cronometrate (una poi davvero demenziale, tutta su bitume e con subito dopo il tratto più bello e lungo di sterrato di tutto il giro di 150 km...). E' il servilismo verso il mondo della strada, quello da cui bisogna uscire se si vuole che questa novità bellissima riesca a decollare. Il coraggio di far partire solo mezzi gravel o da ciclocross.

Servilismo verso la bici da corsa, esplosa in una assurda corsa in linea finale fatta partire quando molti del lungo gravel dovevano arrivare e che prevedeva un arrivo sulla steso traguardo in senso inverso. Si sono fermati tutti, non è successo nulla, meno male, ma l'organizzazione ha mostrato un dilettantismo preoccupante. Così come l'idea malsana e mai vista prima di non premiare le donne, con insurrezione di noi del pubblico e un tentativo finale di metterci una pezza.
Le donne sono il regalo prezioso al ciclismo, soprattutto fuoristradistico, che ogni organizzatore deve prendersi a cura di preservare. Sono donne speciali, ricordiamolo.

Non per queste pecche la Nova Eroica non è stata un corsa speciale. I nostri sguardi alla fine raccontavano tutto. Si sono volute fare le cose in grande, dal pacco gara ai banchetti delle esposizioni, dal centro del paese pieno di bancarelle a tutto il resto. Con poco impegno, e forse un pò di coraggio, si potrà arrivare a qualcosa di unico.







Noi abbiamo corso la nostra Nova Eroica in cinque, avere un amico come Andrea e i suoi due giovanissimi compari insieme è stato bellissimo. Alla fine delle speciali ci si fermava, ci si attendeva, e si ripartiva tutti insieme fino al tratto seguente. Un buon passo ma senza mai tirare, una meraviglia che ci ha fatto fare 151 km e ben 2650 metri di dislivello nel modo più bello che potessi immaginare. Io ed Elema con le gravel, loro con le bici da corsa, ma con lo stesso spirito, che è quello del biker che tutti noi in realtà siamo. Lei è andata forte, come spesso capita con queste biciclette, ma quello che resta dentro sono le oltre sei ore passate insieme, le risa, il relax, la gioia del pedalare insieme.

E resterà in noi la sera dopo la corsa tra le vie di Buonconvento, le gambe sotto una tavola a riempire i bicchieri di buon vino rosso, per festeggiare un weekend davvero speciale. Basta poco per fare qualcosa di davvero nuovo e bello, non perdiamo l'occasione.


BikerForEver.