giovedì 14 febbraio 2019

LA TERRA

Guardo davanti a me mentre salgo su uno dei tanti trail alle Rive. Guardo la terra, le pietre, i rami, le lame di ghiaccio che nelle zone d'ombra ancora non vogliono andarsene, osservo le prime scriteriate primule che sbocciano sentendo il sole già caldo, ma che non sanno del freddo e del gelo che ancora scende la notte.
Guardo per terra, e osservo questa terra rossa che da più di 25 anni calpesto, con le ruote o con i piedi. Mai musica nelle orecchie, il suono che mi piace è la rottura della terra sotto di me, l'affanno del mio respiro, il muoversi delle foglie secche al vento, l'acqua che scorre nei ruscelli quando li incontro, il ghiaccio che spaccandosi urla e crepita sotto le ruote quando lo trovo.
Solo, con amici trovati per caso, con Elema che mi segue, non cambia mai il suono di questa terra amata.
Quando scollino, prima di tuffarmi nell'ennesima discesa in sigle track, prima di ammaliare la mia mente di adrenalina, sempre, ma proprio sempre, alzo lo sguardo, osservo gli alberi e i cespugli, volgo lo sguardo lontano verso le altre colline, le Alpi, le cime innevate, il Monte Rosa, il cielo, respiro a fondo come a prendere una parte della meraviglia che mi circonda e mi tuffo felice.

Guardo davanti a me la terra argillosa mentre pedalo sulle strade bianche del Monferrato, coperta spesso di ghiaia grossa o fine, pestata dai solchi dei trattori, bucata dalle tane delle nutrie, coperta dal gelo e la neve nelle zone d'ombra. Guardo il fango molle ed appiccicoso di queste colline dolci e meravigliose, le buche che le piogge creano, e mi stupisco ogni volta come questa terra diventi al sole dura e secca come fosse cemento, steso apposta per far correre le mie ruote. A volte Elema mi segue, a volte mi precede e la seguo preciso, e quando la strada sale mi guardo attorno se le pendenze sono più dolci, osservo il lavoro dell'uomo in questa terra, le vigne, le piante da frutta, gli ulivi, i noccioli e i campi ora ancora di terra scura e nera in attesa della semina.

Guardo le mie unghie sporche di terra nera, e che hanno l'odore della terra, mentre lavoro qui nella nostra Ca' degli Ovi ogni momento che posso, a fare le rive e i terrazzamenti, a vangare e zappare gli orti, a livellare la collina, a fare le buche per le nuove piante, o per il laghetto per le oche. Sposto la terra per il pollaio, ci immergo le mie mani stanche, senza mai esitazione, senza mai aver voglia di non farlo.
Quando rientro per il calare del sole, mentre il buio avvolge ogni cosa, e mi lavo le mani dalla terra, non resisto mai alla tentazione di sentirne l'odore.

L'odore della terra.


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