giovedì 10 dicembre 2015

I SENTIERI DELLA MEMORIA

E' giovedì, qua a casa siamo immersi nella nebbia. Freddo ed umido, non viene nemmeno voglia di uscire di casa. Ma ho fame, fame di sentieri e di tecnico, e per calmarla devo andare sulle mie terre.
Esco dalla nebbia, luce forte e sole entrano nell'auto mentre guido come un automa.

Tiro fuori la BMC in mezzo ai tre banchetti del mercato settimanale di Roasio, Mi preparo e inizio a pedalare con l'aria fredda che entra nei polmoni mentre il sole sento che inizia a scaldare le gambe. Salgo senza pensare nel bosco, passo e le vigne del Bramaterra e arrivo a tuffarmi nel trail spettacolare a piombo sul bacino di Asei, mentre si apre davanti a me il panorama che riempie il cuore.

Attraverso la statale per Sostegno e salgo da Casa del Bosco verso Fra' Dolcino, ma senza che i pensieri prevalgano, giro d'istinto per un vecchio sentiero che tra salite e discese mi porta a Lozzolo. Mi rialzo un attimo e bevo, mentre la mia BMC mi porta a salire verso Mazzucco. Sono anni che non passo di qua, e iniziano a salire i ricordi alla mente.








Non avevo ancora 30 anni quando ci trovavamo ad Arborio, e salivamo sul camion di Marco Gallo e andavamo a scoprire queste terre. Ricordo Gianca, Alby, Mario Pellizzaro, Roberto Siviero, gli amici di Arborio, Marco Vallaro, altri. La foto l'avevo già messa sul Blog, ma è l'unica che ho di quei tempi eroici. Si andava a Lozzolo spesso, e la salita al Rifugio Alpini Mazzucco era una sfida. Mentre salgo le rampe in cemento al 25% mi ricordo benissimo della lotta per non mettere giù il piede, per arrivare per primi a 4 l'ora alla cima, con bici che oggi farebbero ridere.

E' naturale adesso proseguire per quella che si chiama Rusca Randa, la cresta balorda e piena di pietre che con strappi spacca gambe giunge all'antenna sopra Gattinara e da li continuo come un tempo fino al Castello di San Lorenzo. Il sentiero che si butta sull'abitato lo trovo pulito,come ai tempi eroici di una leggendaria Gran Fondo del 1993. Sto attento a non cadere nella parte esposta, poi mi tuffo sicuro nel trail, passo qualche roccia e si apre la vista. Grido, come un cretino grido, la bellezza di questo punto non richiede altro. Mi fermo e mi seggo, troppi ricordi di sfide in discesa qui con Albi salgono dalla pancia,



Riprendo a salire e torno verso Lozzolo, su sentieri dove non passo quasi mai, tra vigne nobili e incantante, poi giunto al paese risalgo il percorso della gara di maggio, mi tuffo su Orbello e rivado verso la mia Roasio.

Arrivo all'auto con il sole alto e quasi caldo, 1300+ nelle gambe e una sorta di emozione che a fatica posso descrivere.
Mi avete accompagnato in tanti per tutto questo tempo, e mi avete dato la gioia di queste terre. Oggi eravate tutti con me, mi viene da dire grazie.


BikerForEver


martedì 8 dicembre 2015

BACK HOME

Il ponte dell'otto dicembre sfruttato da tutti. Chi va a sciare, chi va a pedalare al mare, chi corre nel cross macinando centinaia di chilometri in macchina.

Ci provo anche io, forse per imitazione o forse non so, e corro sabato la corsa della mediocrità consapevole. Se ci sono tanti partenti, se il tracciato è zero mountain oriented, io farei meglio a stare a casa.

Quindi alla fine è bene tornare alle origini. In fondo non so fare altro, se mai anche questo so farlo: correre sulle mie terre rosse, senza pensare, senza compagni, a gestire qualsiasi imprevisto, qualsiasi clima, qualsiasi pietra.

Back Home.

BikerForEver



lunedì 30 novembre 2015

LE VOLTE CHE

Non tutti i giorni sono uguali.

Ci sono volte che non dormi bene.
Ci sono volte che ti svegli e non ne hai poi tutta sta voglia.
Ci sono volte che sali in bici e senti che sei molle.
Ci sono volte che senti freddo e gli altri no.
Ci sono volte che non ti piace il percorso anche se è bello.
Ci sono volte che parti e ti senti subito stanco.
Ci sono volte che l'ultimo giro crolli e perdi due posizioni.
Ci sono volte che non capisci perchè come di solito non avevi più forze alla fine.
Ci sono volte che sei andato veramente piano.

Ieri era una di quelle volte.


BikerForEver








mercoledì 25 novembre 2015

MUNCALE'

Altro giro di giostra, altra scimmia che sale.

Moncalieri, posto che sa di casa. Un parco, del prato, un pò di gobbe alte 2 metri simpatiche da fare.
Doveva piovere, c'è sole. Doveva essere gelo, e ci sono 10 gradi.
Peccato solo che noi vecchi ci facciano partire che ormai sono le 15, che non è ancora buio ma...

Il risultato non conta mai, contano le sensazioni:

E parto sempre troppo dietro.
E faccio i primi due giri sempre troppo piano, non mi sale.
E faccio sempre il mio giro più veloce come ultimo.
E vado sempre a superare qualcuno all'ultimo giro.
E alla fine mi sono sempre divertito a girare in tondo.
E la Nina mi piace ogni volta di più.

Sono cambiato, tutto è cambiato.

BikerForEver





giovedì 19 novembre 2015

LA SCIMMIA

Girogirotondo....casca il mondo casca la terra...

Due giorni due gare, la Nina entra nel sangue.

Potrei fare meravigliose cronache di agone e battaglie, volate vinte per un metro e ruote perse in affanno, Di giornate nebbiose, di prati, di piste di atletica, ma anche di curve e controcurve. Di gare che durano poco, troppo poco, e di percorsi belli e di percorsi brutti. Di posizioni a metà classifica e di podi scalati.

Ma alla fine la verità è una sola:

è la scimmia che sale.










BikerForEver

venerdì 13 novembre 2015

martedì 3 novembre 2015

EROE

Sono anni che leggo su faccialibro le imprese eroiche dei ciclocrossisti.
Atleti che arrivano a braccia alzate.
Poesie sulla fierezza della disciplina nordica.
Imprese belgiche.
Gloria eroica.

Ho amici amatissimi che praticano la nobile disciplina dei copertoni artigliati massimo da 35mm e la venerano.

Inverni ed inverni passati a leggere queste imprese mentre mi alleno sulle Riverosse.

Potevo alla fine resistere alla tentazione di diventare anche io parte della nobilissima disciplina?

In sordina, con una Ridley (belgica storica azienda), nella ridente Borgofranco di Ivrea, in un bosco umido e tristissimo, ho fatto il mio esordio.

Nessun arco gonfiabile, nemmeno un megafono. Ci chiamano e poi via si parte che manco me ne accorgo. Perfetto, l'ambiente eroico che sognavo.
La bici l'ho provata per un giro e 20 minuti di riscaldamento, nemmeno so come si usa il cambio.

Siamo una serie di anziani ciclisti e qualche ragazza. Direi poco più che settanta. I giovani sono partito un'ora prima ed hanno già finito.

Parto malissimo, non capisco nulla, e il primo giro si va al rallentatore.
Poi mi girano anche le palle a forza di girare a destra e a manca, e inizio a spingere per quel che ho.
Supero per 50 minuti e raggiungo la Gloria.
Il traguardo mi attende in perfetta solitudine, tra persone che esultano per avercela fatta.
Ben 17 km di curvette e gobbette, Eroico.

Sono 19esimo assoluto, 12esimo Gentlmen. Però sul cardio ho 160 bpm medi e 171 massimi, ho spinto duro e.....pensa te...mi sono divertito!

Ora posso dormire sereno e sognare immaginari giorni di gloria. Ho fatto il mio primo CX e sono nell'olimpo degli eroi.

Umile ringrazio chi la bici mi ha prestato e chi, amorevolmente, mi ha accompagnato ed assistito.

BikerForEver.




venerdì 23 ottobre 2015

LE PROVE GENERALI

Mi chiama Claudio: "domani vai a Roasio?". "No, vado a Torino per la Kermesse, ma tu non vieni?". "ma ci sono salite, ci sono discese?". "No Claudio si gira in tondo in un parco in centro, come un ciclocross tutto piatto". "Ah non fa per me, fammi poi sapere quando sali a Roasio". "Certo, ci sentiamo settimana prossima".

L'anno scorso io sarei stato Claudio. Piuttosto che girare in tondo sarei stato nel letto a dormire. Eppure quest'anno è da marzo che mi attirava questa Kermesse finale della Coppa Piemonte, a Torino, la mia città natale, in centro, anzi no, in Piazza Castello.

Voglio provare a girare in tondo, perchè ho voglia di qualcosa di nuovo, e il cx potrebbe essere qualcosa di nuovo. Quale migliore prova di questa con la mia amata svizzera in un posto che definire bello è poco?

Parto sotto un cielo grigio, molto "Cielo su Torino" e chi deve capire capisce. Dopo 30 metri curvone su lastricato della piazza e danno una botta tremenda, una bici che rimbalza sulle transenne e la manco di poco. Ma non mi sfilano in molti. Inizio a spingere e strano, ma le gambe rispondono. A 3 quarti del primo giro passo anche il Davò che mi guarda attonito, sono tra i primissimi e io mi sento a mille. Cadono di nuovo, io come sempre faccio il prudente, ci sono i gradini viscidi da salire, inciampo, cado anche io, mi rialzo tra gli ultimi. Avrò perso 30 secondi, ma sono solo e questo pesa.

Spingo per 50 minuti e recupero, supero, scoprirò di girare in 8.45 circa, ed è un tempo dignitoso, ma alla fine sono 11esimo M4 quando sarei potuto essere molto più avanti.

C'è però un problema: mi sono divertito, ho il sorriso stampato in faccia. Ho girato in tondo e lo rifarei domani. Non so se sia stato il farlo con la MTB, se per essere a Torino, se per un percorso di 4 km davvero azzeccato e veloce, ma io sono felice.

Erano le prove generali, e ora so che cosa ho voglia di fare questo inverno. E' solo questione di tempo che arrivo...


BikerForEver









sabato 17 ottobre 2015

LES JEUX SONT FAITS

Come ogni anno a Frejus l'ultimo sforzo.
Amo questo posto, ed amo questa Marathon.
Molti vengono a correre tante altre gare, soprattutto la Roc della domenica, ma io voglio prendermi tutto, sono ingordo, e 84 km su questi sentieri sono sempre una cosa meravigliosa.

Fisicamente non sono contento, non ho forza e non ho tenuta, ma le 5 ore e mezza in sella mi appagano a tal punto che non me ne frega nulla.

Avessi un minimo di intelligenza sarei già venuto da anni a vivere qui.

BikerForEver












lunedì 12 ottobre 2015

FRIENDS

Ho conosciuto il dolore e lo sanno tutti.
Quello fisico e non solo.
Se la mente è segnata, il corpo non è da meno, visto che mi porto dietro 8 fratture, qualche chiodo e una invalidità accertata del 18%.
E me ne fotto perchè sono un biker.

Ma quando amici, di quelli vicini, di quelli con cui hai diviso emozioni importanti, cadono, si rompono, si fanno male, non riesco a non pensare a loro in continuo.

Perchè ancora ricordo cosa veniva su dalla pancia quando, sdraiato in un letto senza sapere cosa sarebbe stato delle mie quattro ossa in futuro, suonava il telefono e qualcuno mi parlava, mi chiedeva, mi diceva di non mollare.

Oggi ogni giorno penso a voi:
Andrea
Loca
Salva

Vi aspetto di nuovo con me come sempre.








BikerForEver


lunedì 21 settembre 2015

INCULANDIA

Mia mamma diceva "è a casa del diavolo".
Io dicevo "è in culo ai lupi".
Mia figlia dice "è a inculandia".

Ma sempre della stessa questione si tratta, un posto diciamo non proprio dietro l'angolo...

Andare a correre a Briga Alta frazione Upega è esattamente andare a Inculandia. Ma non per me, per chiunque, in quanto questo posto di ben 41 abitanti, oltre ad essere il più piccolo comune in Italia è anche irraggiungibile in tempi ragionevoli da qualsiasi posto tu parta. Dove non c'è manco campo per telefonare per essere chiari. Internet? Boh cosa è?....

Quindi trasferta mostruosa (ci metto meno ad andare alla Roc...sur la Cote) per ottenere il solito risultato mediocre garantito dalla mia gamba mediocre.

Ho cercato di tenere il ritmo di Giorgio, di Paolo, di Gianluca eccetera eccetera, poi son riuscito a fare gruppetto con Sparaventi e la Barbara e così siamo andati all'arrivo. Andati....scesi meglio dire, dopo tanta salita e portage da sembrare una Marathon, e discese che definire tecniche forse è riduttivo, ancorchè bagnate dal diluvio notturno.

Gara d'altri tempi, quando andare in Mountain Bike significava sapere scendere oltre che salire, con molta Liguria nel sangue.

Non sono in forma, non sono fuori forma. Sono un pò sovrappeso secondo i miei canoni, ma il problema è che il mio ritmo è questo e da qui non mi schiodo. E mica posso sempre correre a tappe per sei o sette ore al giorno per raccogliere soddisfazioni. E anche in discesa al momento sono un bel paracarro.
Urge quindi fare riflessioni profonde all'alba del cinquantesimo.

Fra poco avrò tutto il tempo che voglio per pensare...

BikerForEver




lunedì 7 settembre 2015

LE MOTIVAZIONI

Sono andato molte volte a Claviere. Sempre la prima domenica di settembre.
Volevo iniziare da qui anche nel 2012 dopo l'incidente, ma mio padre decise di dipartirsene il giorno prima così che ogni anno per me andare su è un pò come ricordare quel giorno terribile.

Il percorso lo so a memoria anche se non l'ho mai fatto fuori gara. Tanto è sempre rimasto identico a se stesso. E ogni anno alla fine gli stessi commenti, che bello, che tecnico, che montagne, che gara e così via.
Mah, io come sempre un pò per i fatti miei.
Non che sia brutto, ma sempre uguale toglie un pò le motivazioni che non siano legate strettamente al risultato agonistico. E assicuro che su queste montagne si potrebbe spaziare un pò ovunque in Mtb.

E poi sono sempre solo 38 km, e a me paiono pochi. Io ne vorrei almeno 50, e forse si potrebbe avere il coraggio qui di farne 70 come han tentato a Vinadio prima del diluvio.

E poi la discesa finale è bella, ma il 3A di Cogne è decisamente più esaltante. Sarà che in Valle gioco in casa, ma per me è così.

Ora si capisce che di poesia così ne tiri fuori poca, anche a strizzarti la parte più emozionale di te.

La gara mia poi è l'abbonamento al 150esimo. Non per nulla mi han dato quest'anno il 151 per tutta la Coppa Piemonte. Se ci penso mi viene da ridere.

Scava scava forse l'unica motivazione plausibile è usare Strava per vedere se sei andato più o meno forte dell'anno precedente. E almeno in questo dovrei essere vagamente soddisfatto: 10 minuti in meno in totale, e tutte le salite fatte guadagnando da 1 a 4 minuti.
Miglioro, ma gli altri migliorano di più così che io son sempre dove ero prima.

Ora ne rimangono due del circuito poi sarà la volta della mia amata Roc, come sempre nella versione Marathon. Poi sarà finalmente l'ora del riposo ma soprattutto della riflessione, che l'anno prossimo deve esserci aria nuova....

BikerForEver





lunedì 31 agosto 2015

LA SCELTA MIGLIORE

Un tempo correvamo tutti con le nostre MTB per vedere chi stava in sella nei passaggi più complicati. Quelle radici in salita, quei gradini sul tornante, la gioia veniva dal non mettere piede a terra.

Poi vennero i giorni delle prime gare, delle sfide con chi conosci a tre ore dal primo, ma tronfi di orgoglio per aver tenuto dietro il rivale amico di sempre.

Poi arrivarono le sfide estreme, i campionati e le coppe, le categorie, l'orgoglio di aver finito i percorsi più lunghi e con più dislivello.

Infine viviamo l'epoca dei preparatori e delle tabelle, dell'alimentazione perfetta e del peso ideale, dei watt e dei bpm, degli amatori che vivono e corrono come professionisti e il lunedì al lavoro sono degli stracci. Che poi ci riconosciamo non solo in spiaggia ma anche per strada, tanto siamo magri, lucidi e depilati, tirati, tecnologici e superfit. Per il resto del mondo con la faccia un pò da malati.

Quindi oggi fare qualcosa che non sia la scelta perfetta pregara appare un'eresia, un insulto. Il mercoledì ripetute, giovedì i richiami, venerdì riposo o due orette sciolte, sabato uscita pregara con richiami e domenica si corre. Per arrivare come me, magari, 152esimo e rimanere una nullità.

Per questo finalmente credo di avere fatto una cosa giusta. Dopo avere provato mercoledì il giro della gara di Cogne, giovedì ho accolto a braccia aperte la richiesta di Francesco, mio secondo genito di 13 anni, di andare soli io e lui in gita. "Franci però una cosa morbida che domenica lo sai ho la gara...".
E sono venute fuori oltre 9 ore di cammino, fino ai ghiacciai del Gran Paradiso, tra gradini, sentieri ripidissimi, corde e scalette metalliche, creste e morene, e un sole che sbranava gli occhi. E noi estasiati a guardare la meraviglia dei monti e della natura, dei ghiacci e delle rocce a 3000 metri di quota la dove spariscono i sentieri e si va sulle pietre dove meglio si riesce.










Venerdì e sabato le gambe distrutte, a cercare qualche soluzione per rimetterle in sesto, dai bagni con l'acqua gelida allo stretching.
E domenica la Gran Paradiso Bike corsa a ben vedere al meglio delle mie possibilità dell'anno in questo tipo di gare, con Francesco e le sue sorelle a darmi il cinque per strada, senza alcuna penalizzazione fisica per le montagne scalate a piedi con lui, felice e pieno di aver finalmente imparato a fare la scelta migliore.



BikerForEver


mercoledì 29 luglio 2015

LA CORSA DELLA CONSAPEVOLEZZA

Primo giorno, il sole caldo rende l'aria umida irrespirabile. Due montagne alle spalle, devo ora pedalare con Andrea per un tempo troppo lungo sulle piste ciclabili, l'ambiente della Transalp che in fondo più temo, quello che ti consuma, che ti logora la mente, che ti obbliga a un ritmo non tuo. Lui ha appena chiuso il buco sul gruppo davanti, siamo oltre l'ottantesimo chilometro, vedo un altro gruppetto davanti e riparto, senza dubbi senza pensieri, la velocità sale mentre appoggio i polsi sul manubrio per aumentare il ritmo. Li prendo senza affanno, senza paure, senza pensare al dopo.



Ho scalato bene la prima salita e siamo scesi a Leogang con la gioia nel cuore, il bike park ha portato le urla di felicità e la voglia di tecnico, di pancia sulla sella e occhi sgranati, di adrenalina che scorre a fiumi mentre senti dentro la furia che sale. Mentre salgo nuovamente per oltre 1000 metri di dislivello arriva inaspettata la crisi: la schiena si blocca, le gambe perdono forza ed energia. E' il momento della sopportazione, ma anche della sorpresa, non me la aspettavo già al secondo giorno. Non impreco, non mi rassegno, calo il ritmo e attendo che arrivi la fine della fatica per tuffarmi in discesa come un folle senza più paure.



Sono salito per due ore consecutive tra montagne che tolgono il fiato. La strada di prato termina e inizia un sentiero di prati e poi rocce, la bici in spalla e la forza per fare alti gradini con le sole forze delle gambe. Quando dopo quasi tre ore e mezza finisce lo sforzo, finisce il portage, finiscono i nevai e le pietre e si apre la vista sull'infinito, so che mancano ancora 90 chilometri di mountain bike per arrivare a Sillian. Mi tuffo sereno, e continuo a pedalare con Andrea, maturi, consci dello sforzo che ci attende, senza mai temere la fatica che verrà.



Ho passato boschi e prati che conosco e che grondano di ricordi dei miei figli. L'Alta Pusteria per me è terra di casa, arrivare a Cortina da Dobbiaco è cosa ben nota. La salita all'Averau, un muro che sembra mai finire, ha visto la fatica arrivare sulla mia schiena, ma senza perdermi d'animo ho continuato portando in altri lidi i pensieri. La discesa inizia tagliando lo scarico di pietre della montagna come una lama, la paura si legge sui volti dei biker che prendo e passo mentre sento che sale la gioia. Appena trovo un prato mi volto e vedo gli occhi decisi di Andrea, mi rivolto e attacco felice. Ho davanti a me una picchiata in single track di 1500 metri di dislivello, sento che sale la gioia, i miei occhi che si sgranano con lo sguardo della fame, la fame di adrenalina.



La quinta tappa è terra che conosco. Qua con Loca corsi nel 2011, in una giornata che ricordo come se fosse ieri. Quando arrivo ad attaccare la salita prima del Lusia con 2000 metri di dislivello già nelle gambe so già che la crisi arriverà molto più avanti, sulla strada balorda e piena di ghiaia che sale alla Capanna Segantini, prima della picchiata su San Martino. Eppure sento le gambe piene, il cuore pieno, e sale voglia di prendere la maglia che ho davanti, e poi quella dopo, e ancora quella dopo, in un gioco che so essere folle ma che mi piace gestire, mentre l'animo si nutre della sottile soddisfazione, tipicamente ciclistica, del sorpasso.



Oggi è una giornata balorda. Nel primo single track tecnico Andrea ha bucato mentre io ci prendevo gusto, e poi la salita infinita verso il Cinque Croci ha visto di nuovo la mia schiena bloccarsi. Ora siamo bassi e fa un caldo infernale, l'ultima salita in asfalto sarebbe da aggredire di forza nelle sue dolci pendenze ma le energie sono finite e sento la crisi arrivare. Di colpo inizia lo sterrato tra prati e malghe e la strada comincia a vallonare. Capisco che fra poco sarà discesa e non so come e dove, ma trovo la forza per partire e riprendere chi durante la crisi mi aveva passato e gettarmi per primo nel sentiero che si tuffa a valle, in preda alla rabbia e lasciando andare i freni senza un errore, senza paura del fango o delle pietre viscide, lasciando che la mia BMC voli leggera.



Ultimo giorno, non ho paura di farmi male. La salita del Bondone ci ha devastato tutti, con le sue pendenze fino al 40%, interminabile e per molti senza alcun senso. Ho sentito la fatica salire dura, ma ora che sono qua sopra tra prati che sembrano dominare il mondo, sento che sale dalla pancia, sento che arriva e mi lascio andare per sentieri da panico, viscidi e pieni di pietre, che sembrano non finire mai. Le mani non fanno male, le spalle non fanno male, gli occhi non vedono altro che i metri innanzi la ruota, mi sento felice, mi sento pieno, mi sento biker.
Quando vediamo il cartello dei 500 metri alla fine della nostra Transalp ci rilassiamo, cerchiamo le nostre mani e andiamo pieni a tagliare il traguardo. Il cuore è sazio, sereno, colmo della consapevolezza di aver gestito una fatica immensa senza mai alcun dubbio che, in fondo, tutto si può fare.



Ho ogni istante di questa Transalp corsa con Andrea negli occhi e nel cuore, per sempre. Basta che mi sdrai adesso un momento nel letto e tutto torna, tutto risale. Gli occhi hanno impresso la mente, ora tutti quei momenti sono dentro di me e so che ci resteranno.
Non mi aspettavo un percorso così bello, completo, appagante. Che questa fosse una corsa, una vera corsa, già lo sapevo. Entri in griglia ogni mattina e devi avere il coltello tra i denti perchè nessuno ti regala un metro. Ma che poi fosse anche un vero percorso di mountain bike di alta montagna, tra scenari meravigliosi e sentieri da pura adrenalina, con in mezzo ogni tipo di strada che puoi immaginare, dall'asfalto delle statali a quello delle piste ciclabili, dai ghiaioni alle piste sottobosco, dagli argini dei torrenti ai prati, dai sentieri con la bici in spalla alle salite ripidissime lastricate di pietre, ecco questo non me lo aspettavo.
Quella macchina organizzativa perfetta che avevo trovato nel 2011, ma che proponeva percorsi troppo stradistici per esaltarmi, ha ora unito la scelta di strade da biker veri e puri, per un risultato veramente appagante.
Gli anni passano e tante corse a tappe più o meno di successo si affacciano in ogni angolo del mondo per chi ama la mountain bike. Ma la vecchia Transalp resiste immobile e ferma, sicura della sua fama e del suo successo. In fondo credevo, credo e continuerò a credere che nessuna persona che ama la montagna e la MTB possa un giorno esimersi dal venire qui a confrontarsi con la regina delle corse.

Sono stati oltre 19000 metri di dislivello, oltre 600 chilometri corsi in perfetto accordo con Andrea, sono stati le sveglie alle 6 e mezza e le colazioni, il borsone da consegnare e l'attesa della partenza sdraiati nel letto a cercare la pace, le cene e i lunghi sonni, le risa e le pacche sulle spalle con gli altri italiani, i nostri occhi lucidi alla fine e la consapevolezza di aver corso una Transalp al meglio della nostra possibilità di persone assolutamente normali, in grado di arrivare 35esimi Master e 141esimi nell'assoluta, su oltre 500 coppie alla partenza.

Ci saranno altre corse a tappe, ci saranno paesi lontani ed esotici ad attendermi, ma lo dico piano, che non si senta in giro, io partirei per una nuova Transalp domattina....


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