Pedalare nel Salento significa imparare a convivere con il vento. Ad oggi in una sola uscita ne ho trovato poco e mi sembrava finalmente di volare...
I dislivelli non sono alti, non arrivo ai 500 metri in 60 chilometri. Le salite non sono dure, è più che altro un vallonato. Ma quando hai 38 gradi alle 9 del mattino e 20 nodi di vento contro, sembra di salire la Dantercipies della Hero.
L'altro ieri sulla salita per andare a S. Cesarea Terme, che sono 3 chilometri al 3-4% credo, con il vento a favore all'andata andavo su a 32 l'ora, con quello contro al ritorno scendevo a 26!! E il bello è la ruota anteriore che non sta mai dritta per le folate continue, cosa che a me ovviamente aiuta molto, visto che non posso cadere assolutamente.
In cambio i paesaggi sono notevoli.
E variano anche spesso.
Il mio ritmo è ormai assodato: cicloturistico, ovvero come dico io "arancione". La mattina ci sono pochissimi ciclisti in giro qui, ma quando come ieri mi prende qualcuno mi svernicia clamorosamente. Provo a prendere la ruota, il cuore va fuori soglia e ...ciao, io mollo continua tu.
Ci vuole tempo, Fabri, ci vuole tempo...sì ma che palle!
martedì 31 luglio 2012
martedì 24 luglio 2012
PROVVIDENZA
Sabato mattina avevo in programma l'ultimo giro garganico, un pò più lungo degli altri, un pò più duro degli altri, per andare a vedere se reggevo le tre ore.
Non mi sveglio, e apro gli occhi che sono ormai le nove del mattino. Uff...ci rimango male, ma dico una sgambata si fa lo stesso. Faccio per prendere la Cervelo e mi accorgo di essere sulle tele, che risaltano sotto il sole ormai alto.
Non so se esiste una Provvidenza o un Creatore, ma ho come avuto l'impressione che fosse un modo per proteggermi, per dire basta alle cadute, al dolore che ho passato, e che mi porto dietro ormai costantemente. Una bella sensazione...
Quindi ho trovato a Vieste un negozio che da noi manco negli anni '60, in cui un simpaticissimo signore di 75 anni mi ha venduto due Continental rosse anche a buon prezzo, raccontandomi anche tutta la sua carriera ciclistica. A 19 anni era salito da noi per correre la Sassi-Superga. Meraviglioso.
Ora sono in Salento, e primo giro di 70 km. a tratti molto pianeggianti e molto ventosi, a tratti con semplici salite sul mare. Sono tornato "strutto" dopo gli ultimi 30 tutti controvento che se prendevi un respiro ti fermava. Ma prima sembrava di essere nel deserto....
Holydays in the sun, yeah!
Non mi sveglio, e apro gli occhi che sono ormai le nove del mattino. Uff...ci rimango male, ma dico una sgambata si fa lo stesso. Faccio per prendere la Cervelo e mi accorgo di essere sulle tele, che risaltano sotto il sole ormai alto.
Non so se esiste una Provvidenza o un Creatore, ma ho come avuto l'impressione che fosse un modo per proteggermi, per dire basta alle cadute, al dolore che ho passato, e che mi porto dietro ormai costantemente. Una bella sensazione...
Quindi ho trovato a Vieste un negozio che da noi manco negli anni '60, in cui un simpaticissimo signore di 75 anni mi ha venduto due Continental rosse anche a buon prezzo, raccontandomi anche tutta la sua carriera ciclistica. A 19 anni era salito da noi per correre la Sassi-Superga. Meraviglioso.
Ora sono in Salento, e primo giro di 70 km. a tratti molto pianeggianti e molto ventosi, a tratti con semplici salite sul mare. Sono tornato "strutto" dopo gli ultimi 30 tutti controvento che se prendevi un respiro ti fermava. Ma prima sembrava di essere nel deserto....
Holydays in the sun, yeah!
venerdì 20 luglio 2012
ZAGARE
Sveglia come sempre alle 6 e 45 minuti, un'oretta di lavoro, colazione, abbigliamento da bici e alle 8 e 30 esco dall'hotel sulla Cervelo. Poco vento oggi, ma un gran caldo. Cambio lato e vado in direzione Mattinata.
Sono subito strappi velenosi, tipo i capi liguri, poi dopo Baia di Campi lascio la principale e mi dirigo per Pugnochiuso. Panorami da sogno, strappi acidi continui, e il caldo che proprio morde oggi.
A Cala Pergola la strada sale su verso Coppa S.Tecla e diventano chilometri duri. In cima non resisto e riprendo in direzione di mattinata, mi tuffo in discesa fino a quando non si apre agli occhi la Baia delle Zagare. Un sogno.
Giro la bici e torno indietro, prendendo però la via diretta per Vieste questa volta. Fa sempre più caldo, l'acqua è finita e qua non esiste il concetto di fontana. Sudo come un mulo, ma trovo la voglia ancora di una sosta a S.Felice, è troppo bello.
Alla fine sono quasi 60 chilometri con 1100 metri di dislivello, in poco meno di due ore e mezza. Non so se serva come riabilitazione e manco come allenamento, ma di sicuro pedalare così è meraviglioso anche su strada.
Poi siccome oggi sono 16 anni di matrimonio, festeggiamo con il pomeriggio passato a rifare lo stesso giro via mare con visita delle grotte marine. Che dire...una bella giornata.
Sono subito strappi velenosi, tipo i capi liguri, poi dopo Baia di Campi lascio la principale e mi dirigo per Pugnochiuso. Panorami da sogno, strappi acidi continui, e il caldo che proprio morde oggi.
A Cala Pergola la strada sale su verso Coppa S.Tecla e diventano chilometri duri. In cima non resisto e riprendo in direzione di mattinata, mi tuffo in discesa fino a quando non si apre agli occhi la Baia delle Zagare. Un sogno.
Giro la bici e torno indietro, prendendo però la via diretta per Vieste questa volta. Fa sempre più caldo, l'acqua è finita e qua non esiste il concetto di fontana. Sudo come un mulo, ma trovo la voglia ancora di una sosta a S.Felice, è troppo bello.
Alla fine sono quasi 60 chilometri con 1100 metri di dislivello, in poco meno di due ore e mezza. Non so se serva come riabilitazione e manco come allenamento, ma di sicuro pedalare così è meraviglioso anche su strada.
Poi siccome oggi sono 16 anni di matrimonio, festeggiamo con il pomeriggio passato a rifare lo stesso giro via mare con visita delle grotte marine. Che dire...una bella giornata.
giovedì 19 luglio 2012
BENVENUTI AL SUD
Non scendevo in Puglia dal 2007, e visto che queste zone le ho frequentare parecchio mi sembrava un sacco di tempo. Prima di andare nel Salento, ci siamo fermati qualche giorno a Vieste, dove abbiamo un mare di ricordi. E dove ho anche qualche bel ricordo di pedale...
Le pendenze e i dislivelli sul Gargano non sono tremendi. Ma io faccio sempre un gran fatica, su questo asfalto liscio come uno specchio e pieno di buche, il vento perenne e un caldo bestia. Ai lati delle strade spesso troppa immondizia, perchè qua sono delle vere bestie nella conservazione dell'ambiente. Fossero più furbi sarebbe un paradiso.
Comunque due giorni e due giri che per la mia gamba malata sono fin che mai: Vieste-Peschici andata dall'interno e ritorno dalla litoranea e Vieste-Foresta Umbra e ritorno. Dai 50 ai 60 km e dai 600 ai 900 di dislivello.
Su tutto il sole e il vento. Poi il frinire assordante delle cicale. Infine la sensazione costante di non andare avanti, che non so perchè ho da sempre quando pedalo la Cervelo. Boh, forse è perchè appunto avanti non vado....
Sempre bella la salita della Foresta: oltre 15 km, regolari e mai duri, si parte dal mare e si arriva a circa 800 metri di quota, sempre all'ombra e con un clima meraviglioso. Parecchi biker, poche bdc, potevo portare la Niner a saperlo.
Il male non vuole passare proprio. Zoppico e mentre pedalo devo stringere i denti. Forse dovrei nuotare e pensare meno alla bici???
Le pendenze e i dislivelli sul Gargano non sono tremendi. Ma io faccio sempre un gran fatica, su questo asfalto liscio come uno specchio e pieno di buche, il vento perenne e un caldo bestia. Ai lati delle strade spesso troppa immondizia, perchè qua sono delle vere bestie nella conservazione dell'ambiente. Fossero più furbi sarebbe un paradiso.
Comunque due giorni e due giri che per la mia gamba malata sono fin che mai: Vieste-Peschici andata dall'interno e ritorno dalla litoranea e Vieste-Foresta Umbra e ritorno. Dai 50 ai 60 km e dai 600 ai 900 di dislivello.
Su tutto il sole e il vento. Poi il frinire assordante delle cicale. Infine la sensazione costante di non andare avanti, che non so perchè ho da sempre quando pedalo la Cervelo. Boh, forse è perchè appunto avanti non vado....
Sempre bella la salita della Foresta: oltre 15 km, regolari e mai duri, si parte dal mare e si arriva a circa 800 metri di quota, sempre all'ombra e con un clima meraviglioso. Parecchi biker, poche bdc, potevo portare la Niner a saperlo.
Il male non vuole passare proprio. Zoppico e mentre pedalo devo stringere i denti. Forse dovrei nuotare e pensare meno alla bici???
domenica 15 luglio 2012
IL SETTANTESIMO GIORNO
In 12 giorni sono salito 10 volte sul Monte Marcello, in Liguria. ogni giorno dai 700 ai 1000 metri di dislivello con un pensiero fisso: chiamare Manuel per il 15 luglio.
Sensazioni ritrovate: la sveglia la domenica di mattina presto, scendere con la Niner e il borsone da casa, caricare tutto in macchina e partire mentre la città dorme, la musica alta nelle orecchie. Gesti un tempo ripetitivi, oggi quasi surreali.
Manuel mi aspetta nel piazzale della funivia per Mera. Fa fresco, non freddo, il cielo è terso. In giro quasi nessuno. Ha scelto lui il mio primo giro offroad, roba soft perchè quando gli avevo scritto su fb di portarmi per questo nuovo battesimo fuoristrada mi aveva risposto: "ma tu vuoi farmi cagare addosso??".
Sono 17 i tornanti in asfalto per salire di quasi 1000 metri, poi inizia la mulattiera acida e cattiva, pendenze sempre a due cifre. Mentre arranco, a 1800 metri di quota, tra pascoli montani e alpeggi, ho un attimo che mi prende l'emozione, ma poi torno a controllarmi.
Di colpo appare il Monte Rosa, e l'ambiente è quello tipico di alta quota. Annuso l'odore dell'aria, quello della mia pelle sudata, il vento leggero addosso. Emozioni che tornano finalmente.
Saliamo ancora un poco, sotto si vede la valle in cui inizierà la paura, la discesa a valle sterrata. Non posso permettermi errori nè cadute, e la tensione si sentirà nelle braccia. Mi godo gli ultimi momenti di spinta, mentre la mente è già nella downhill.
Manuel mi aspetta con pazienza nei tanti tornanti a scendere. Sono prudentissimo, i tempi del divertimento devono ancora arrivare in queste fasi. Ma resto in piedi e riesco a passare anche un tratto in single track, che mi rende letteralmente raggiante.
Nell'ultimo tratto di ciclabile, nonostante le 2 ore e 40 e i quasi 1200 metri scalati, sto ancora bene, avrei fin voglia di scattare. Potere della mente, come dice l'amico Paolo, che ti fa dimenticare tutto: la gamba che brucia, la schiena storta, le paure e le fatiche.
Alla fine è una grande weissbier rilassati nel dehor davanti alla funivia a chiaccherare di bici, come ai bei tempi. L'amicizia esiste, è rara da trovare ma esiste.
Grazie Manuel, questo giorno non potrò dimenticarlo.
Biker for Ever, adesso posso proprio scriverlo.
Sensazioni ritrovate: la sveglia la domenica di mattina presto, scendere con la Niner e il borsone da casa, caricare tutto in macchina e partire mentre la città dorme, la musica alta nelle orecchie. Gesti un tempo ripetitivi, oggi quasi surreali.
Manuel mi aspetta nel piazzale della funivia per Mera. Fa fresco, non freddo, il cielo è terso. In giro quasi nessuno. Ha scelto lui il mio primo giro offroad, roba soft perchè quando gli avevo scritto su fb di portarmi per questo nuovo battesimo fuoristrada mi aveva risposto: "ma tu vuoi farmi cagare addosso??".
Sono 17 i tornanti in asfalto per salire di quasi 1000 metri, poi inizia la mulattiera acida e cattiva, pendenze sempre a due cifre. Mentre arranco, a 1800 metri di quota, tra pascoli montani e alpeggi, ho un attimo che mi prende l'emozione, ma poi torno a controllarmi.
Di colpo appare il Monte Rosa, e l'ambiente è quello tipico di alta quota. Annuso l'odore dell'aria, quello della mia pelle sudata, il vento leggero addosso. Emozioni che tornano finalmente.
Saliamo ancora un poco, sotto si vede la valle in cui inizierà la paura, la discesa a valle sterrata. Non posso permettermi errori nè cadute, e la tensione si sentirà nelle braccia. Mi godo gli ultimi momenti di spinta, mentre la mente è già nella downhill.
Manuel mi aspetta con pazienza nei tanti tornanti a scendere. Sono prudentissimo, i tempi del divertimento devono ancora arrivare in queste fasi. Ma resto in piedi e riesco a passare anche un tratto in single track, che mi rende letteralmente raggiante.
Nell'ultimo tratto di ciclabile, nonostante le 2 ore e 40 e i quasi 1200 metri scalati, sto ancora bene, avrei fin voglia di scattare. Potere della mente, come dice l'amico Paolo, che ti fa dimenticare tutto: la gamba che brucia, la schiena storta, le paure e le fatiche.
Alla fine è una grande weissbier rilassati nel dehor davanti alla funivia a chiaccherare di bici, come ai bei tempi. L'amicizia esiste, è rara da trovare ma esiste.
Grazie Manuel, questo giorno non potrò dimenticarlo.
Biker for Ever, adesso posso proprio scriverlo.
lunedì 2 luglio 2012
UPHILL MANIAC
Mountainbiking è salire. E' salire per riempirsi di adrenalina nello scendere. Ma siccome a scalare ci vuole molto più tempo, e le discese durano lo spazio di un attimo, ho sempre pensato che sia soprattutto pedalare in salita.
Non sono mai riuscito a digerire i piani. Io che vivo nel piatto padano assoluto, ho sempre e solo desiderato pedalare in salita.
Pedalare tra le risaie in questi primi giorni di riavvicinamento al gesto, passata l'emozione del ritorno è diventato presto noioso. Cominciavo a cercare i cavalcavia dove mi scappavano i piedi dai pedali senza ganci, e dove tentavo di alzarmi in piedi come tanto amo quando la strada si impenna.
Per questo dopo una decina di giorni non ho resistito e ho rimesso i pedali a sgancio, e mi son messo le mie vecchie scarpe Specialized da MTB e sabato ho caricato la Niner in macchina. Sono andato a Trino deciso ad affrontare il Monferrato, un giro di quelli che mi bevevo in un attimo due mesi fa, ma che oggi era il traguardo sognato e che faceva paura.
Pontestura e poi su a Camino Castello, Isolengo, i saliscendi per arrivare a Gabiano, poi ancora su a Mombello fino a Zenevreto e ancora ripasso da Camino per tornare alla macchina.
Senza cardio, senza contare velocità, chilometri o dislivelli, la gamba che fa male in salita ma la gioia immensa di spingere, sudare, sentir salire il battito e riuscire ogni tanto alzarsi sui pedali.
Arrivo dopo oltre due ore stravolto alla macchina ma felice.
Domenica di riposo ciclistico e trasferimento a Bocca di Magra per una decina di giorni di mare, e ieri subito non resisto a provare salite un poco più lunghe e impegnative.
Esco dal paese e prendo per salire a Monte Marcello. E' tutto nuovo, non ero mai stato qui. Di colpo sono nella liguria che amo, pini e macchia, le cicale, i panorami, la terra e le rocce a lastra, non posso uscire dall'asfalto ma vorrei dentro prendere qualsiasi sentiero che vedo.
Prendo per Lerici, la strada sale e scende sempre in quota e poi si apre alla vista il golfo di Spezia, scendo a Lerici, giro sul lungomare e torno indietro.
Sbuffo, mi lascio sfregiare dagli stradisti che mi guardano superiori mentre arranco lento, ma spesso riesco a mettermi in piedi sulle rampe, e mi sento a casa. Finalmente a casa.
L'autonomia è ancora di due ore, altrimenti qua si strappa tutto. Ma che bello tornare nei boschi, sul mare, in salita...
Uphill Maniac!
Non sono mai riuscito a digerire i piani. Io che vivo nel piatto padano assoluto, ho sempre e solo desiderato pedalare in salita.
Pedalare tra le risaie in questi primi giorni di riavvicinamento al gesto, passata l'emozione del ritorno è diventato presto noioso. Cominciavo a cercare i cavalcavia dove mi scappavano i piedi dai pedali senza ganci, e dove tentavo di alzarmi in piedi come tanto amo quando la strada si impenna.
Per questo dopo una decina di giorni non ho resistito e ho rimesso i pedali a sgancio, e mi son messo le mie vecchie scarpe Specialized da MTB e sabato ho caricato la Niner in macchina. Sono andato a Trino deciso ad affrontare il Monferrato, un giro di quelli che mi bevevo in un attimo due mesi fa, ma che oggi era il traguardo sognato e che faceva paura.
Pontestura e poi su a Camino Castello, Isolengo, i saliscendi per arrivare a Gabiano, poi ancora su a Mombello fino a Zenevreto e ancora ripasso da Camino per tornare alla macchina.
Senza cardio, senza contare velocità, chilometri o dislivelli, la gamba che fa male in salita ma la gioia immensa di spingere, sudare, sentir salire il battito e riuscire ogni tanto alzarsi sui pedali.
Arrivo dopo oltre due ore stravolto alla macchina ma felice.
Domenica di riposo ciclistico e trasferimento a Bocca di Magra per una decina di giorni di mare, e ieri subito non resisto a provare salite un poco più lunghe e impegnative.
Esco dal paese e prendo per salire a Monte Marcello. E' tutto nuovo, non ero mai stato qui. Di colpo sono nella liguria che amo, pini e macchia, le cicale, i panorami, la terra e le rocce a lastra, non posso uscire dall'asfalto ma vorrei dentro prendere qualsiasi sentiero che vedo.
Prendo per Lerici, la strada sale e scende sempre in quota e poi si apre alla vista il golfo di Spezia, scendo a Lerici, giro sul lungomare e torno indietro.
Sbuffo, mi lascio sfregiare dagli stradisti che mi guardano superiori mentre arranco lento, ma spesso riesco a mettermi in piedi sulle rampe, e mi sento a casa. Finalmente a casa.
L'autonomia è ancora di due ore, altrimenti qua si strappa tutto. Ma che bello tornare nei boschi, sul mare, in salita...
Uphill Maniac!
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