venerdì 13 ottobre 2017

LO SPETTATORE

Il sole delle Costa Azzurra scalda già anche se è ancora mattina presto.E' già passata oltre un'ora che siamo partiti, vedo le case di Roquebrune. Davanti a me girano a sinistra in un sentiero in salita. Dai non è possibile che passiamo di qui, l'ho fatto ieri nella marathon con la BMC, con la Niner da cross come salgo che già spingevo ieri?
Ele davanti comincia a salire con la sua piccola Scott le rocce manco avesse una full. Le gommine da 33 aggrappano nonostante l'assenza di sospensioni, me ne rendo conto anche io.
Prende la donna davanti, una bionda con una Stevens, questa scende mette la bici in spalla e inizia a correre. Elema la segue, la supera, io dietro arranco. Ciclocross.




Usciamo sull'asfalto di Roquebrune. Il ristoro nemmeno lo degnano di uno sguardo, è arrivata dentro anche la terza ragazza, anche lei fisico da atleta e bici bellissima.
Inizia la salita asfaltata, la ragazza con la Stevens scatta, Elema la segue, io osservo e pedalo. La terza tenta di accordarsi, scattano a turno, manco fosse un cross di 40 minuti. Invece qua dobbiamo massacrarci per 67 km e per oltre 1300 metri di dislivello con una bici che desta stupore sui sentieri della Roc.



Abbiamo passato il 45esimo chilometro, la strada sterrata che sale è chiusa da un addetto sul percorso che ci dice di girare a destra. Di nuovo non credo a me stesso, ma questa è una speciale dell'enduro, me lo ricordo. La facciamo in salita, Elena corre con la bici in spalla, è uno spettacolo, io dietro, la ragazza della Stevens finalmente si stacca. La traccia, un single track che in mtb non prendi con le molle, inizia a scendere ed Ele va giù come una pazza. Mi stacco a tratti, questo per una gara gravel è veramente fantastico e tecnico.

La salita dopo il single track è lunga e asfaltata, la prima così che troviamo. Ormai abbiamo passato il cinquantesimo, sento la fatica e non riesco più a farle il ritmo davanti che vorrei. Il massacro di ieri nella marathon viene a galla, sono in riserva. Dopo cinque o sei chilometri di salita ci affianca la solita bionda e allunga. Osservo, ed Ele non batte ciglio.

Lunga fase a saliscendi, tanto sterrato, la Niner va da tutte le parti ma tiriamo tutti e due come dei pazzi. La riprendiamo, ma su una gobba ripida ad Ele cade la catena e si incastra. Non chiede aiuto, la tira forte senza complimenti e risalta in sella. Saranno stati trenta secondi, ma sono bastati per non vederla più, la ragazza della Stevens è andata.

Non molliamo fino a Frejus, sulla leggendaria ciclabile che porta all'arrivo dopo la spiaggia devo chiedere dei cambi, sono alla frutta, Ele si spreme ma non la vediamo più. Arriviamo sotto il traguardo e Ele sorride felice come non mai. Le prendo la mano, gliela alzo, sincero.






All'arrivo scopriamo che la ragazza della Stevens è una lussemburghese elite, che corre nel mondiale di cross. Ha dato due minuti ad Ele, su una gara simile è nulla. E che la terza, anche lei una elite del mondiale cx, è crollata prendendo quasi venti minuti.
Elema un leonessa, non la avevo mai vista così. Sono senza parole.

La guardo felice salutare dal podio più prestigioso che noi amatori possiamo calcare, mentre saluta con Mara Schwager (adesso ha un nome finalmente), la tanta gente sotto.

Io finisco la mia giornata alla Roc Gravel da Spettatore. Grazie, mai biglietto era stato meglio acquistato.


BikerForEver