domenica 21 gennaio 2018

LANGLAUF

Uso gli sci da fondo dal 1990 o dal 91, nemmeno mi ricordo. Però ricordo bene che nel '92 a Cogne fece tappa la Coppa del Mondo e avevo sulla tuta gli autografi di Fauner, di De Zolt, della Belmondo. E che lei, la Stefy, quando si allenava chiedeva strada con "scusa posso?" e ti lasciava lì con un "grazie". Maniche tirate su e senza guanti, inimitabile.

Ho provato anche a prepararmi e a fare l'amatorazzo, anzi il bisonte come si dice qui, nel '98 e nel '99, correndo la Pustertaler, la Dobbiaco-Cortina e tante volte poi la gara di casa, quella Marcia GranParadiso fatta non sono so quante volte, sempre in quello stile classico che io non sono capace e una volta sola, nel 2015, finalmente a skating che mi sembrava di volare.

Adoro fare fondo. O Langlauf come dicono al Nord. Amo sentire gli sci che corrono sula neve, il freddo che mi gela il volto, il male insopportabile alla pianta dei piedi, le braccia così stanche che sembra si stacchino, gli alberi carichi di neve, la pista davanti battuta con la corsia per l'alternato, l'adrenalina delle discese, la sensazione di onnipotenza nei falsipiani volati via a doppio, il piede interno alzato nel passo spinta in curva, la pace, il silenzio, il mio respiro affannato. Tutto.

Sono passati oltre venticinque anni e non me ne sono accorto. Forse perchè il fondo è un alito di vento, magari un paio di uscite prima di Natale, qualche lungo messo qua e là, febbraio che arriva con la Marcia a Cogne, e già la mente vola alla Liguria e ai sentieri corsi a vita persa in MTB.
Eppure lo amo come poche cose al mondo, ed Elema che mi segue da tre inverni che manco sono finiti, spero possa sentire le stesse cose che ho dentro di me.

Ogni anno a sognare un inverno vero a correre le granfondo che sogno da sempre, l'Euroloppet o la follia del Wordloppet, o almeno qualche meraviglia su in Alto Adige, magari in Val Casies, Sogni uccisi dalla realtà dei conti quotidiani che non quadrano mai.

Poi ogni volta mi siedo, ogni vola mi fermo, ogni volta mi calmo e rifletto. Hai già tante fortune Fabri, impara ad accontentarti. Stai calmo e non esagerare, spendi poco e vai avanti anche se gli sci da classico hanno ormai venti anni. Ma domattina, lo so, anche se danno pioggia pure qua su a Cogne, sarò la fuori nel bosco di Sylvenoire a spingere come tutte le volte tornado a sognare.

Un alito di vento, un attimo ogni stagione. Che non si dimentica e resta dentro in attesa del prossimo inverno, e della neve.


BikerForEver