domenica 10 novembre 2013

L'ESSERE POLIEDRICO

Corro e pedalo. Pedalo e corro.
MTB un giorno, running quello dopo. Non esagero con i carichi, e passo il tempo tranquillo. E fra un pò inizierò anche con lo sci di fondo e quello di discesa.

Corro da solo, pedalo con gli amici. Lunghi giri su a Roasio, sulle Riverosse, come ieri in compagnia di Roby, Albi e Paolo. Più di 3 ore sui sentieri più tecnici, un clima meraviglioso e l'autunno che ti colora tutto.
E oggi sugli argini con le Hoka, a fare il mio giro di running.




Non vado forte, non ho i cambi di ritmo, non posso spingere come mi ricordo di aver fatto tante volte in salita. Ho deciso di attendere questa volta, di non iniziare subito le mie massacranti tabelle, ma di lavorare su altri aspetti. La primavera è lontana, e ho le idee ben chiare in testa.
Come sempre decido io e solo io saprò se ho fatto bene. Arriverà il tempo delle ripetute, delle SFR e dei Power. Ma intanto costruisco la mia parte podistica, piano piano.

Nei pochi momenti di noia, guardo le foto di questi anni passati a correre con le mie amate bici: dalla Cannondale alla Eldorado, dalla Niner alla Focus. Guardo e vedo quanta strada ho fatto, quanta tenacia ho messo nelle cose più dure, dalla Sardegna alla Transalp, dalla Hero all'Altavia. E ora sembra impossibile tornare a quella forza, ma poi piano piano lo so, dentro, che ripartirò per altre nuove vie.
Ma quello che mi manca è quella scioltezza, quella naturale propensione agonistica del 2012, quando con Loca si lottava fianco fianco in gara.

L'obiettivo è solo uno, tornare ad avere quello sguardo, quegli occhi. La sfida è riuscirci.


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