giovedì 16 maggio 2019

LA RESA

Guardo con la coda dell'occhio il Garmin. Segna 52,67 chilometri. Ho le gambe che tremano, non riesco a muovermi messo a novanta gradi con le braccia a sorreggermi tenendo l'orizzontale della bici. Mi viene da gridare e da piangere.
Crampi, maledetti crampi, ma di una forza inusuale, non so se ne ho mai avuti di così devastanti.

Ero partito dalle ultime posizioni della ultima griglia di questa mia prima Capoliveri Legend, forte del mio pettorale 1524, davanti un'orda di biker capaci e incapaci, magri e grassi, alti e bassi, con bici fichissime e ferri vecchi. Sebbene fosse qualche giorno che mi sentivo stanco, e un herpes sul labbro la diceva lunga, ero partito senza esagerare ma bene, e per 45 chilometri avevo superato così tanta gente che attorno avevo numeri inferiori al 500, partiti almeno 10 minuti prima di me. Un numero infinito di scatti, per passare questi biker che sembrano gli autisti della domenica in autostrada, vanno a 100 all'ora, li passi e accelerano come a dire "che vuoi? Io sono un figo, come ti permetti?".

Avevo adottato una tattica già usata nelle marathon, supero come un indemoniato in salita e sto lì in discesa, zero rischi e zero liti. Nel 2015 alla MB Race avevo fatto un capolavoro con la tecnica contraria (stai li in salita, supera tutti in discesa), ma era un altro mondo e un altro percorso.
Poi al chilometro 45 di colpo, senza sentirmi particolarmente stanco, anzi ancora bello tonico, il primo crampo. Da lì per 7 altri maledetti chilometri avevo cercato di gestirli, pedalando in piedi, scendendo il ritmo drasticamente, facendo i soliti esercizi di respirazione yoga che da sempre mi aiutano in queste crisi. Ma ora mi ero dovuto fermare, io che ho sempre saputo non scendere nonostante i crampi, perchè sono oltre ogni umana sopportazione.

"Stai bene? Hai bisogno di aiuto". Me lo chiede uno, poi due, poi dieci, poi cinquanta biker che mi passano mentre trattengo le urla, sono incazzato nero e spalmo ovunque sonori "vaffanculo". Cazzo vai la metà di me e devo vederti passare, ma hai idea di quanto mi girano?

Riesco a tirare su la schiena, e mi metto rigido e goffo a camminare. Dai che passano Fabri, e invece nulla, appena provo a salire in bici urlo. Continuo a camminare, in salita e anche in piano, arriva un single track e in qualche modo salgo e la faccio andare, ma sta gente non sa andare in bici e si scende a passo d'uomo.

Basta mi ritiro. Sono stufo di queste cotte, ne ho le palle piene di aver così male. Ho compiuto ieri 53 anni, ne ho passati 26 a correre in mtb, ma che cazzo sto ancora a fare delle sofferenze simili. Giuro a me stesso che non farò mai più una marathon, cross country o gare massimo da 3 ore da ora in poi, non hai più l'età e hai altre priorità adesso che sta bici di merda.
Mentre continuo a camminare cercando un punto dove vedere l'asfalto e tornare a Capoliveri, mi viene in mente che non ho vinto quasi mai nulla (quasi, e  sono molto orgoglioso del mio quasi), che sono sempre stato uno che non va un cazzo, che mi sento grasso e anche goffo sulla bici (Elema ogni tanto mi dice che "titubo"), ma almeno non mi sono mai dico mai ritirato da una gara, tranne quella volta alla Maxei con un femore a pezzi. Negli anni 90 ho rotto un polso e ho finito lo stesso, due anni fa sullo Chaberton all'Iron non ho mollato e ho portato a casa la pelle nonostante fossi caduto e fossi devastato. Insomma il vecchio Fabri non si ritira, meglio l'umiliazione dell'ultimo posto che buttare nel cesso l'orgoglio e tornarmene a casa.

Mentre ragiono queste cose, riesco a risalire sulla Niner e pedalo per una decina di chilometri, se sto sotto 120 battiti, ovvero vado pianissimo, sembra che la questione regga. Poi dopo il 70esimo tornano i crampi, scendo un pò a piedi nelle salite e qualche pezzo lo pedalo, mi guardo attorno e odio qualsiasi biker inadeguato che vedo, ma piano piano, in una posizione merdesima oltre ogni attesa, arrivo al traguardo. Il Garmin dice qualcosa oltre 78 chilometri per 3005 di dislivello, manco tanto penso.
Guardo Elema, che intelligentemente ha corso il Classic da 50 per 1700+, mentre un bambino che odio senza motivo mi mette la medaglia finisher al collo, che tolgo subito e metto in tasca inorridito, e parlo ad Ele trattandola malissimo, nervoso come una suocera inacidita.
Anche se non riesco a smettere, trovo insopportabile il mio pessimo umore. E oggi che scrivo mi spiace proprio di questa cosa, avrei meritato un bel calcio nel culo.

Non so perchè sia successo tutto questo dopo aver fatto la Bramaterra benissimo. Ho sentito e ho pensato mille spiegazioni, ma ormai è cosa fatta. Sono ancora stufo delle marathon e non so come farò ad uscire vivo dall'Appenninica fra due mesi e mezzo, e penso al mio compare di team Ricky e a cosa lo aspetta per sopportarmi. Non so nemmeno se sarò essere coerente e quindi non parteciperò più ad una marathon. Non so se sbaglio ad allenarmi, a mangiare, ad integrarmi, nulla.
So solo che Ele è sempre al mio fianco nonostante tutto e che almeno le palle di trascinarmi al traguardo le ho avute ancora una volta. Il resto è noia.


BikerForEver





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