martedì 22 giugno 2021

L'EMOZIONE DEL MERDESIMO



E' da un pò che sono in cresta, spesso nella neve. Per fortuna hanno tirato delle corde nei passaggi più esposti, che stanco come sono non mi sento in totale equilibrio. I bastoni ripiegati sono nello zaino come da regolamento per questo lungo tratto in quota. Attorno lo spettacolo delle altre montagne innevate nonostante l'estate è appagante. Arrivo all'inizio del punto che temevo, un ragazzo del soccorso alpino attende paziente ognuno di noi. Lo spiazzo sotto la parete è largo, nessuna paura, ma il salto di roccia è alto, e anche se ci sono le catene non è banale. Si devono usare gli anelli per le corde della ferrata come gradini, altrimenti non si sale. Ma il primo anello di ferro è quasi altezza della mia spalla, tiro su la gamba tenendomi alla catena ma mi viene un crampo. "Vengono un pò a tutti oggi, con sto caldo, rilassati e riprova" mi dice il ragazzo., Ok, 30 secondi e riprovo, altro crampo forte, mi toglie il respiro. Dai riprovo, e siamo al terzo crampo. Piegato a 90 gradi, cercando di rallentare la respirazione, mentre passa qualche concorrente, gli dico "mi sa che mi ritiro, non me la sento".

"Dai usa il mio ginocchio come primo gradino" e mi porge la gamba un pò piegata, ci metto su il piede, prendo forte la catena fra le mani e mi tiro su, e vado. Sono 50 metri di dislivello, ma verticali ed esposti, per cui continuo senza guardare sotto, forse dimentico persino di dirgli grazie. Ma so che lo avrei abbracciato per riconoscenza.

Continuo a tenermi alle catene che si succedono mentre mi arrampico, sono solo a 2700 metri ma mi gira la testa, anche perchè sono oltre 4 ore che sono partito da Livigno. Mentre mi tiro su più di braccia che di gambe, penso forte a quelli che sono passati qua molto prima di me, andando come fulmini senza nemmeno badare al vuoto, quasi senza fatica. Penso a tutte le imprese eccellenti e incredibili che leggo ogni giorno, a penso a me, che mi tremano le gambe e ho l'ansia alle stelle in un passaggio di primo grado, che corro come un paracarro e vado la metà di loro che volano. Penso a tutto questo e salgo il salto di roccia, e ricomincio a correre lentissimo sulla cresta.

Sto scendendo e rivedo un paio di persone del soccorso alpino, ho capito che ci risiamo, ma questa volta in discesa e a me piace sempre molto meno. "E' tanto esposto?" chiedo affacciandomi e prendendo la catena stretta nella mano, mentre un signore dai capelli bianchi mi sorride "vai tranquillo". Mi giro un attimo faccia alla roccia e scendo, dai che è andata molto più in fretta del previsto, ed entro in un canalone di neve stretto tra due alte pareti che sembra non finire mai. Cado, scivolo, affondo, gli occhi sono accecati dal riverbero del sole e sono solo. Più nessuno davanti, più nessuno dietro, mi chiedo se sono davvero l'ultimo oggi. Mi sento un pò come anni fa all'Iron quando caddi scendendo dallo Chaberton e mi ritrovai nella solitudine totale.

Eppure nonostante la stanchezza, i crampi, le gambe molli e gli occhi accecati, mi sento bene. No anzi, mi sento davvero, molto bene. Attraverso un ruscello per attaccare l'ennesima salita e mi sento molto meno stanco di prima, quando salendo il Monte Mot ero molle e rassegnato. Le energie ci sono, i crampi sono sotto controllo, ho mangiato e bevuto e attorno gli occhi vedono solo bellezza. E soprattutto vedo altri runner li sopra e vedo che più salgo e più diventano vicini.



Guardo il Garmin, sono 35 chilometri che corro su queste montagne e ne ho scalate cinque oggi. Ho salito 2700 metri di dislivello e ho sempre recuperato posizioni nelle ultime 3 ore, e ancora corro. Goffamente, pesantemente, lentamente ma corro, e mai avrei pensato di poterlo ancora fare a questo punto. Sono 7 ore e passa che giro. Vedo la ciclabile che mi porta allo stadio di atletica di Livigno e vedo Ele, finalmente, che dopo aver terminato il percorso corto è venuta con la sua bici ad aspettarmi ai meno 2 dalla fine. Sorrido, felice, appagato, raggiante. Corro lentamente con lei accanto che pedala, ma corro e parlo, sono un fiume in piena. Quando la vedo prima del traguardo sono sempre euforico, potrei dire che fatico per ore solo per questo istante.

Entro nello stadio e passo sotto l'arco di arrivo della mia prima Skyrace, questa Livigno Sky Marathon che credevo molto meno complessa. Penso a chi, volando leggero a sfiorare i sentieri, è arrivato ore prima di me, correndo con eleganza e veloce. E penso al mio goffo incedere dell'amatore merdesimo, alle tante guide alpine lassù per ore ad attendere quelli come me che arrivano dopo ore dal primo, e che hanno la pazienza di dirgli pure "bravo, grande, dai che vai bene" e di dargli da bere o una mano, o magari un ginocchio per partire a scalare. E tutto sommato non mi sento così a disagio.

Siamo partiti in 320, siamo arrivati in 196 nel tempo massimo. Io sono arrivato 149esimo e 12esimo dei vecchi over50. Ho cercato di correre, e ho faticato come un disgraziato per 7 ore e 25 minuti, prendendo oltre 3 ore e mezza dal primo strepitoso skyrunner. Eppure ero emozionato come un bambino.


BikerForEver









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