venerdì 1 dicembre 2017

PEDAL DAMN IT!

Sto salendo sul sentiero pietroso sotto la Madonna degli Angeli, e fa già freddo. Sono con Andre, amico giovane quanto caro. Sto pedalando questa strana bici, un Niner Sir, in acciaio colorata marrone, inimitabile, che Manuel mi ha dato in test,
Sto pedalando in salita con una 29 pollici, e non sto nella pelle. Continuo a dire ad Andrea "passa su tutto, sembra tutto facilissimo". Non in discesa dove si diceva potessero essere dei vantaggi, ma in salita dove le argute teorie a 26 pollici la narravano pesante e improponibile.

Tornato a casa, vado in negozio da Manuel e non ho dubbi "Per Natale 2010 mi compro una Niner". Manuel ride, e mi mette giù un preventivo per la mia prima ventinove.
Quando arriva la mette sul trespolo e la guardiamo a lungo, abbiamo quasi paura a montarla. Bianca e nera, la mia Air9 Carbon, qualcosa di veramente diverso da tutti.



Sono passati sette anni, fra poco saranno otto. Sembra di parlare di preistoria. Quella bici con le ruote enormi che in griglia mi chiedevano tutti cosa fosse, oggi è la norma generale. Vedo una 26 pollici e mi sembra orribile.
Il negozietto in centro, il Bike Shop, non esiste più. Manuel ormai corre a piedi per montagne, anche se rimane l'amicizia di un tempo. Andrea non sale più in bici da anni.
Ma io continuo a pedalare le Niner. Ho preso una pausa, e sinceramente anche se mi è servita per capire, ho solo perso tempo.
Perchè ogni biker vero, quelli che vivono solo per girare per single track e non parlano d'altro, hanno una bici del cuore, quella che non può mai lasciarli indifferenti. E non sono i grandi marchi, quelli delle riviste e dei Pro, ma sono quelle piccole cose di nicchia che ti fanno sentire a casa: Santa Cruz, Yeti, o se non hai il gusto dell'esoterico che so FRM. Che se scrivi nel 2010 in USA a Niner per sapere quando importeranno il loro primo telaio in carbonio, ti risponde direttamente Chris Sugai e non una impiegata qualsiasi.

Quando ho detto a Elema che Chris ha venduto l'azienda, la "mia" azienda, per avere i finanziamenti necessari ad entrare nel mondo elettrico, lei ha scritto una sola cosa:

Che amarezza

E lo ha scritto più volte ieri sera, andando a dormire come se fosse caduto il mondo. Non voglio scrivere l'ennesimo trattato di considerazioni che mi vede, ci vede, assolutamente contrari alla ebike, è inutile, il progresso va dove i soldi pagano. Ma finchè vedo una Scott o una Specy, commercialmente capisco, se penso a una Niner sto male.

Su ogni Niner, dalla prima che è uscita da questa casa che ha segnato come nessun'altra la storia della MTB moderna, c'è scritto Pedal Damn It! ed è un simbolo di chi la pensa come me. Pedala dannazione, perchè devi trovare le forze anche questa volta di arrivare in cima prima di buttarti e urlare di gioia in discesa. Pedala dannazione.

Ho pensato tutta notte a questa cosa, quando avrei problemi ben più importanti da risolvere. Eppure non potevo non pensare continuamente Pedal Damn It! e cosa è dentro di me.
Alla fine ho scelto, perchè si deve sempre scegliere subito e in fretta. Io rimango e rimarrò con Niner, perchè il mio femore ha lasciato il segno su quel telaio bianco e nero che ancora circola. E che sia amarezza per dover andare dietro al mercato dei fannulloni di questo millennio, ma per trovare i soldi che non fermino Sugai da continuare a fare le Niner, quelle da pedalare dannazione.

Perchè solo chi ha girato con una Niner lo sa e può capire, gli altri che stiano muti.


BikerForEver







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