mercoledì 23 maggio 2012

FEMORE FRANTUMATO E SCOMPOSTO, UN SOGNO INFRANTO E UN MARE DI DOLORE

Questa è la frase che dopo due giorni, dal letto di Pietra Ligure in trazione, sedato a morfina sono riuscito a postare sul mio profilo di facebook dal cellulare.
Sono seguiti un mare di messaggi di sostegno e di forza, che a lungo hanno costituito l'appiglio cui mi sono aggrappato nei momenti di sconforto più profondo ed intenso.

Ma partiamo dall'inizio. Era il 6 maggio, ed era la GF dei Maxei. Brutto tempo, un pò di gocce qua e la, un fondo saponoso ed infido. La gamba non era delle migliori, ma credo fossi a spanne nelle mie solite posizioni. Esco dall'ultima mulattiera ciottolata da incubo, prendo la discesa in asfalto, manca 1 km o anche meno alla fine. Tornante pressochè in piano, a destra, giro secco e faccio per rilanciare, ormai ho imparato a difendere la posizione nelle battute finali. Adrenalina a fiumi, concentrato e a tutta come sempre.
Non so se fosse bagnato, non so se ci fosse del fango lasciato da quei 50 che avevo davanti. Fatto sta che la ruota posteriore perde di colpo aderenza, e cado pesantemente, i piedi agganciati ai pedali. Grido un "noooo! di disperazione e dolore, mi trovo per terra a pancia in giù e le gambe sul fianco, i piedi incrociati, nel dolore totale. Non si muove più nulla, non posso muovere più nulla. Resto lì sull'asfalto 40 minuti, vedo passare tutti mentre barellieri e medico cercano di capire che fare con sto piccoletto urlante e arrotolato in mezzo alla strada.

So che sono rotto, troppe altre mie ossa in passato sono esplose e ne conosco il dolore. Ma qui è troppo forte, assurdo, sono come paralizzato. Mi caricano tutto arrotolato su una spinale, sirena e giù al Pronto Soccorso di  Imperia. Mi girano in 5, senza sedarmi, grido, urlo e piango, coperto di fango, non so nemmeno dove sono. Arrivano Salva e Davò, mi dicono non fare vaccate, vai a Pietra Ligure che sono dei maghi. Firmo, prendo una ambulanza a pagamento, arrivo a Pietra, mi addormentano subito e mi mettono in trazione.



Mi sveglio in una camera di ospedale, come inchiodato a un letto, il ginoccio trapassato da un cavo di acciaio, in trazione con due bei pesi, non posso manco tirar su la schiena di 5 centimetri. Inizia l'inferno, sto così per 3 giorni abbondanti, sedato, piango e mi lamento, non funziona più nulla del mio corpo, non dormirò mai per ben 5 notti. Mercoledì 9 maggio alle 10 il Primario mi opera una doppia frattura scomposta del femore con distacco del piccolo trocantere, due bei chiodi, 40 punti di sutura e 26 ore di sala post-operatoria pieno di morfina, la mano nella mano di Barbara che guardo per ogni minuto mentre mi scendono le lacrime. Ho pensato a lungo di morire, pensavo il cuore sta volta non ce la fa, pensavo ai bambini, a ogni istante della mia vita, a tutto. Se lei, con la pazienza di una santa, non fosse stata li non so che sarebbe successo. Ma c'era, e lei ora sa che questo rimarrà nella mia vita per sempre.

Giovedì alle 12 mi riportano finalmente in camera, compio così 46 anni. Lei torna a casa dai bambini, io resto con il mio compagno di camera, Luigi, a lottare per tener su il morale. Iniziano subito la fisioterapia, urla di dolore e 5 svenimenti, dovuti anche al litro e mezzo di sangue perso per emorragia interna con la frattura.

Da giovedì 17 maggio sono in un centro di recupero funzionale a Villareggia, non troppo distante da casa, ogni giorno è un piccolo passo avanti. Da oggi cammino anche, con un girello per gli anziani, ma posso muovere un poco la mia povera gamba destra. Io che amavo e spesso accarezzavo le mie gambe, simbolo della mia forza, della mia vita, delle mie cose.
Marco è andato solo al Rally di Romagna dove sta lottando come un leone, e solo andrà alla TransPyr, alla Roc, ovunque. Ho tradito il mio compagno, ma lui sa come vorrei essere con lui e non in questo maledetto letto.

Fra un mese tornerò a casa e poi stimano un anno per tornare in forze. Io lotto, ho sempre lottato e lotterò, i sacrifici non mi spaventano, le gambe torneranno a essere forti e decise. L'ho promesso a me, l'ho promesso alla mia famiglia.

Ho a lungo pensato se scrivere ancora su questo blog, che si chiama "BikerforEver" io che biker ormai non sono più. Ma poi penso, e rivedo i miei sentieri nei boschi, il mio mondo di emozioni, i sapori e il profumo della terra, sia essa secca o bagnata. Ripenso a Roasio, alle mie montagne di Cogne, alle discese e alle salite, alle lunghe uscite con gli sci di fondo, alle pietre dell'Invernieux con la Niner sulle spalle a 3000 metri, e forse ha senso che continui. Il sogno è infranto, ma un altro sogno nasce: io lavoro, sopporto il dolore e non mollo, e vado a vedere se potrò ancora pedalare, se le mie gambe, la mia testa mi rimetteranno in sella. Fabri non  è morto come biker, perchè biker è per sempre, anche se sarà solo a piedi, o non so come.

Sto imparando molto, ho imparato molto. Ho avuto infiniti messaggi su fb, sms, telefonate, ho trovato amici veri. Se tornerò a essere me, lo devo tanto a persone come Salva, come Davò, come mia moglie Barbara. Ma ora so cosa sia una telefonata di un amico, di un avversario di gara, di un caposquadra di un team in cui eri anni fa, e dico solo GRAZIE. Ho pianto spesso, e spesso di commozione. Sono felice di vivere anche perchè queste persone esistono.

Ora è tempo di riprendere la fisioterapia, Fabri non molla. Come scrissi in un post un pò di tempo fa, mi riposerò solo quando sarò morto. E morto per ora non sono, quindi aspettate aspettate che torno, cazzo se torno.....

2 commenti:

  1. grande fabri, non mollare ! e non fotografare le erezioni mattutine ! ;-).

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  2. ....dai che passo a prenderti x la 24H....
    ....io mica posso andare in liguri senza di te :-)....
    ....chi vuoi che se ne accorga x una notte!!!!

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