giovedì 4 aprile 2019

LA GIUSTA MOTIVAZIONE

Siamo alle solite, sono qua che non riesco a respirare e mastico polvere. Quelli buoni, e pure quelli meno buoni, se ne sono andati, oggi proprio non la muovo. Forse se non passassi il sabato a fare un campo di patate, con carriola, vanga, zappa, piccone e rastrello mettendoci dentro pure due orette di gravel in pausa pranzo, ecco forse andrei un pò meno piano. Ma tanto questa Granfondo di Sesto Calende, dove non ero mai venuto, non è che fosse proprio una questione di vitale importanza. Io voglio essere in forma a fine luglio, e il resto serve solo per accompagnare il tempo nella giusta direzione e tenermi sveglio fisicamente.
E poi sinceramente, che senso ha prepararsi come un Pro quando ormai a 53 anni sai benissimo quale è il tuo motore, il tuo potenziale, e dove puoi provare a dire la tua e dove (quasi sempre) non ti è possibile?

Il giro mi piace, mentre saprò dopo che ad Elema non è andato giù. Questo mondo amatoriale per definizione, che sia Acsi, Csain o che so io, è assai diverso da quello di Federazione o internazionale dove sono sempre andato a farmi bastonare. Non che vadano piano, anzi, le prendo allo stesso modo se non peggio, ma i percorsi sono diversi, meno tecnici, più da "menare", si pedala in salita e in discesa, insomma tanta gamba e non necessariamente molta tecnica.
Ho spesso criticato questo mondo fatto di troppe maglie e troppi campioni de noantri, ma forte ci vanno, le cose sono organizzate bene e a me stare a menare alla canna del gas mordendo la ruota posteriore di un altro piace.

Mentre questi e altri pensieri vagano per la mia mente annebbiata dalla mancanza di ossigeno, arrivo a una delle uniche due corte discese vere, ovvero quelle in cui devi smettere di pedalare e puoi finalmente solo guidare, il cuore perde quei 10 battiti che permettono all'ossigeno di arrivare al cervello e posso far salire l'adrenalina.
Scendo forte perchè voglio recuperare la mia merdesima posizione su quello davanti, una gobba, una seconda e in pieno stato euforico mi lascio andare e salto, e wippo. Poco, mica sono Schurter che cazzo, però la fortuna vuole che dietro ci sia un fotografo sveglio e che scatta al momento giusto, prendendomi nel meraviglioso attimo che mi sento figo e accompagno il saltello con tutto il corpo, e pure con l'espressione in volto.

Non mi importa delle pessima classifica, del non venire premiato, dell'analisi dei dati che dicono 7 battiti medi meno del solito perchè ero stanco morto causa le patate, che alla fin fine corro per non ottenere mai nulla. Non mi importa perchè ora che scrivo ho questa foto davanti e mi vedo come voglio essere, felice di quello che sto facendo.

Io, in fondo, corro per le foto.


BikerForEver









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